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Registrato e pubblicato il 4/01/2011

martedì 22 novembre 2011

Sul centro storico occorre intervenire con un Piano generale di recupero

Nella convinzione che recupero e riqualificazione dell'abitato storico del capoluogo costituiscano fattori imprescindibili per lo sviluppo dell'intera area urbana, e viste le pesanti e note criticità - ancora oggi evidenziate da cittadini e cronisti - non può sottacersi che, insieme a una guida illuminata e scientificamente attrezzata, pur messa in campo con ottimi propositi dall'amministrazione comunale, il substrato partecipativo con intenti risolutori e linfa propositiva - elementi che forse appartengono alla sfera di un'accresciuta e condivisa sensibilità politica - stentano nella nostra città a decollare. I grandi interventi e la maturazione delle scelte da praticare a favore di interi quartieri ed imponenti pezzi di storia, tra vincoli e regolamentazioni sui beni culturali, continua a rendere indispensabile, in particolare per Cosenza, una discussione ampia, di alto profilo politico e programmatico. Una discussione che coinvolga enti locali e istituzioni culturali di tutta la provincia.
Fondamentale, dunque, continua a rimanere la delineazione e poi l'approvazione di un Piano generale di recupero che passi da un'approfondita discussione in Consiglio comunale.
La questione non è quella di dare risposte immediatamente risolutive, ma di struttrare un "pacchetto" di regole, di delineare una strada precisa che fissi normativamente percorso ed obiettivi da perseguire. In poche parole, la volontà dell'amministrazione, quella desumibile da atti amministrativi e decisioni approvate ufficialmente, dovrebbe potersi finalmente verificare da vincoli di impegno e linee programmatiche definitive sull'argomento.
Questo passaggio dedicato alla nostra identità e alle nostre radici, di cui la politica cosentina non gode realmente da quasi un secolo, rilancerebbe di certo il senso della partecipazione di tutti i cittadini, i residenti e gli operatori che vogliono mantenere in vita e aprire davvero all'Europa i quartieri antichi di Cosenza.
Un piano di recupero, dunque, che a fronte della varibilità dei settori di intervento di volta in volta finanziati con contributi statali o comunitari, miri a non consentire la frammentarietà degli interventi comunali, l'insensibilità e la sfiducia degli operatori commerciali, lo spreco di risorse e i facili annunci.
Un piano di recupero che fissi un programma dedicato alla verifica della staticità degli edifici, alla condotta delle acque, all'illuminazione, all' assistenza per i privati che ristrutturano, alla fruibilità delle antichissime istituzioni culturali con una rete diffusa di servizi, alla destinazione definitiva di immobili preziosissimi di carattere storico, alla organizzazione definitiva di mobilità e spazi parcheggio.
L'amministrazione sta operando nel senso di rendere più frequentati e conosciuti alcuni quartieri del centro storico: ma la necessità di darsi delle regole, di tracciare un percorso condiviso che vincoli i cittadini e gli stessi governanti per gli anni a venire, diviene sempre più indifferibile.
Michele Arnoni

martedì 23 agosto 2011

ABBIAMO DIMENTICATO FEDERICO II ?


Nella complessiva rivalutazione del patrimonio storico e artistico della città, non possiamo non prevedere, con un ruolo di primissimo piano, la figura di Federico II di Svevia imperatore.
Nell'occasione dell'imminente (così speriamo) completamento dei lavori di restauro del Castello Svevo, potremmo ridare luce e vigore a tutti i segni, importantissimi, che lo "stupor mundi" ha lasciato in Cosenza, così offrendoli a un pubblico più vasto.
Sarebbe interessante renderci protagonisti nel ricostruire la valenza delle tracce e delle testimonianze di un personaggio cruciale nella storia europea, che peraltro ha avuto un legame notevole con la città.
Se non fosse per i lasciti più vistosi di Federico (rifacimento del Duomo e del Castello, stauroteca in oro), pare che dalle nostre parti non vi siano o non si conoscano una piazza o un momento a lui dedicati. Una prima proposta potrebbe incentrarsi su un concorso rivolto ad artigiani e artisti locali, per la realizzazione di una scultura da sistemare, magari, nei pressi del Castello Svevo.
Una risposta semplice alla storia, che tangibilmente si può rivolgere ai posteri. Nel convegno che il circolo culturale Re Alarico sta organizzando per il mese di settembre, inoltre, si vorrà dare spazio a tutte le idee rivolte ad una efficace "riscoperta" dell'imperatore discendente dei Normanni e di tutti i percorsi culturali possibili da riprendere in suo nome, rinvenibili nella miriade di interventi che in tutti i campi l'azione di Federico ha tracciato.
Non da ultimo, l'importanza dell'incontro con le diversità storiche e sociali del Mediterraneo, altro aspetto di cui la città di Cosenza dovrebbe e potrebbe cogliere l'opportunità in ambito europeo, nell'avvio di nuove e più consistenti politiche culturali.
Avendo anticipato l'idea al sindaco Occhiuto e cogliendo quotidianamente la sua sensibilità per i temi culturali, c'è da augurarsi che anche nel nome di Federico Cosenza possa ritrovare la strada per recuperare identità e attrattiva in ambito nazionale.

sabato 20 agosto 2011

A proposito Sud, giovani e rivoluzione: un 20 agosto di molti anni fa



Correva l'anno 1799, il 20 agosto. 
In  una gremita piazza del Mercato, in Napoli, si dava esecuzione alla  condanna a morte di Eleonora de Fonseca Pimentel, personaggio chiave della breve quanto importante esperienza della Repubblica napoletana. Vale la pena di ricordare quella figura per motivi diversi, in particolar modo per il suo essere raro (e forse unico) esempio di giornalista donna con ruolo da protagonista, in un Sud da secoli spento per mano di monarchie assolutistiche e regimi feudali. Fondatrice e praticamente unica compilatrice del "Monitore napoletano", organo di stampa del periodo della rivoluzione del 1799, riuscì con disinvoltura a trattare tutti gli scottanti temi dell'epoca, tutte le necessità di un rinnovamento politico all'insegna delle libertà costituzionali. 
Si trattava del primo foglio politico merdionale, che si rifaceva alle esperienze da poco avviate da altri intellettuali e patrioti attivi nelle repubbliche cisalpine (tra cui il cosentino Francesco Saverio Salfi, direttore de il "Termometro politico della Lombardia" ).
Appassionata e fervente osservatrice delle cose del suo popolo, ispirata dai temi della libertà e della repubblica, Eleonora portò avanti il suo giornale nei convulsi mesi della breve esperienza repubblicana, finchè la sua stessa passione le costò la vita. “ Non distrazioni, non discorsi di letteratura o astratte discettazioni. Il Monitore va rapido e diritto, tutto assorto nelle questioni essenziali ed esistenziali che si affollarono in quei pochi mesi, i quali per intensità di vita valsero parecchi anni", ricorda Benedetto Croce.
Vale un ricordo - quella figura di letterata, intellettuale e patriota - anche  nel 150° dell'Unità nazionale, perchè innegabile, e da poco storicamente rivalutato, fu il ruolo di quel febbrile esempio italiano di incontro fra patrioti, artisti, letterati, studenti universitari e aristocratici di tutta la Penisola, che guardarono con ardore e tanto sperarono nell'esempio di Napoli.
A Napoli ci si ritrovava nel dare vita spirituale e morale ad un concetto di patria rivolto ad un'Italia una e indivisibile. Esempio  poi capace, per la risonanza che ebbe, di colpire mortalmente gli assolutismi o comunque di favorire ovunque riforme costituzionali, per l'attivismo dei patrioti che sfuggirono alla repressione seguita alla capitolazione.
Soltanto pochi mesi di vita repubblicana, che però segnarono la frattura indelebile e la macroscopica divergenza d'intenti tra la migliore classe d'intellettuali meridionali e il potere governativo.
Frattura che forse si fa avvertire in una modernità sempre più spenta e ripiegata su se stessa. La repressione, al ritorno dei borboni, fu spietata: la classe colta meridionale fu impiccata, si disse. Mentre il legame tra potere monarchico e plebe, "popolo basso" e lazzari, caratterizzò gli anni a venire, contaminando non poco  il concetto che al Nord si ebbe di "masse" merdionali,  tra brigantume legalizzato e "realista" e brigantaggio fuorilegge.
Fu uno dei momenti  che più gravemente ha segnato la nostra storia, marcandola  nella famigerata "questione merdionale".
Quel 20 agosto, nel culmine della repressione seguita al ritorno del re borbone, i patrioti della Repubblica napoletana venivano cercati, inseguiti, stanati e giustiziati a migliaia:  fu uno dei giorni più macambri, tra i mesi che seguirono fatti di vendetta e di orrori. Furono impiccati diversi repubblicani calabresi (tra cui il cosentino Domenico Bisceglia, avvocato e membro del governo provvisorio della Repubblica); e molti calabresi si distinsero per il furore della reazione, per l'adesione alla "cristianissima armata" messa al seguito del "cardinale" Fabrizio Ruffo (di San Lucido), fedele servitore del re Ferdinando.
Eleonora, la rivoluzionaria, la giornalista, la martire, fu lasciata penzolare dalla forca per un giorno intero, svestita, esposta al pubblico ludibrio. La sua casa, in Salita Sant'Anna di Palazzo, 29, una traversa di Via Chiaia, fu la sede del Monitore napoletano : soltanto nel 1999 il Comune di Napoli vi appose una targa alla memoria.
Cosenza ebbe piantato il suo albero della libertà (simbolo dei repubblicani) di fronte il Palazzo Arnone, dove poi gli stessi patrioti cosentini furono giustiziati.


domenica 14 agosto 2011

Esempi di spreco e devalorizzazione sotto i nostri occhi: torniamo sull'ex Umberto I

Uno dei tesori nascosti che abbiamo l'obbligo di recuperare e rendere fruibile dal punto di vista turistico e culturale. Oppure utilizzare per spazi sociali e di accoglienza.
Il complesso dell'ex Umberto I sito nei pressi del Castello Svevo ( su cui CalabriaOra si soffermava in un approfondimento di qualche giorno fa) continua dalla sua invidiabile posizione ad ammonirci sulla progressiva perdita di identità subita dal capoluogo bruzio.
Non possiamo non insistere sullo strano silenzio che avvolge le amministrazioni locali riguardo quella struttura ed i relativi lavori di recupero iniziati anni fa e mai completati. A meno di non voler chiedere a qualche regista horror di girarvi i suoi films, è lecito pretendere delle risposte precise e concludenti.
In una città che vuole definirsi moderna e sostenibile non possono esistere strazi di quel genere, fatti di degrado e di poca trasparenza verso i cittadini.
L'abbiamo già pubblicamente chiesto mesi fa, attraverso tv e giornali, ci siamo recati all'interno di quella struttura e visto con i nostri occhi; ma ora vorremo davvero sapere cosa intendono fare, Comune e Provincia, di quel complesso, e quanti soldi vi sono già stati inutilmente e forse malamente investiti. Pretendere soluzioni immediate è impossibile, ma comprendere quali progetti e obiettivi sono messi in cantiere oltre le chiacchiere è doveroso.
La Calabria, protagonista in Italia per le opere incompiute e l'abbandono di siti storici come quello, deve intraprendere una strada diversa sul suo patrimonio artistico-culturale, deve puntare con professionalità e linfa giovanile sulla sua storia, sulle tradizioni e sulle testimonianze di un passato formato da culture diverse, da lasciti maestosi di imperi, regni e personaggi di rilievo internazionale. La Calabria non è solo mare e monti.
E' una delle sfide che ci impone una modernità basata sul consumismo e sui privilegi di pochi, mentre la crisi in tutti i settori impone di valorizzare al massimo l'esistente e ridare consistenza ad un tessuto sociale disgregato, in cui le nuove generazioni hanno poche possibilità. Peraltro il numero dei beni culturali pubblici in pericolo è in tutta Italia elevatissimo. Ma altrove si cerca al meglio di stimolare e coinvolgere, ad esempio, i privati, con cessioni finalizzate e creazione di attrattiva turistica. La nuova giunta comunale sta affrontando con determinazione numerosi problemi atavici che affliggono Cosenza, tra i quali vorremmo si inserisse quella ferita aperta che domina la città e la nostra coscienza. Michele Arnoni
(un video che riprende le nostre segnalazioni : http://www.youtube.com/watch?v=OYoeW6UDJp8)


(il chiostro dell'ex convento, poi ricovero per anziani)

martedì 2 agosto 2011

La demolizione dell'ex Hotel Jolly e l'identità storica. Anche il Soprintendente BSAE Calabria insiste su un piano complessivo di recupero

L'ampio dibattito avviato in città sulla demolizione dell'ex albergo Jolly, e quindi su un recupero di prospettiva, valore storico e identità per la parte antica di Cosenza, sarà sempre più incisivo e concludente laddove emergano con chiarezza i criteri e le linee guida di un progetto vasto e definitivo, da approvare con un ampio apporto politico e culturale. Noi lo sosteniamo da tempo e con determinazione andiamo chiedendo un dibattito ampio e partecipato sul tema. 
La politica cittadina, di oggi e di domani, deve avere il coraggio di vincolarsi gradualmente a una serie di interventi programmati, che partano dalle emergenze manutentive, fino ad arrivare agli aspetti prettamente estetici. A nostro avviso deve emergere chiaramente, soprattutto in seno al consiglio comunale, la volontà politica di assegnare un ruolo guida e propulsivo all'abitato storico, ai suoi monumenti, ai suoi angoli preziosi. Un ruolo guida che in pochi anni porti il cuore antico di Cosenza al centro di un'area urbana fondata sulla cultura e sull'identità storica.
Quanto affermato in un'intervista resa ad un quotidiano locale dal Soprintendente BSAE Calabria, dottor Fabio De Chirico, è totalmente condivisibile, perchè gli interventi e i suggerimenti tecnici, estetici e scientifici, non possono non avere a monte una guida politica di ampie vedute e di lungo termine. Il Soprintendente, parlando di progetto complessivo di valorizzazione, che segua all'eliminazione delle brutture, non fa che confermare la necessità di una collaborazione ampia sul futuro da assegnare ai luoghi storici. Dopo la pausa estiva, chiederemo formalmente al presidente del Consiglio comunale, dottor Luca Morrone, di stimolare un dibattito complessivo e partecipato sull'approvazione di uno specifico piano di recupero dedicato allla parte storica di Cosenza. Il forte impulso dato dal sindaco Occhiuto troverà di certo una collaborazione serena e concludente in tutte le forze politiche, nelle istituzioni, nelle associazioni e magari in tutti coloro che vivono quotidianamente gli angoli storici, visibili e meno visibili, di Cosenza.
l'intervista a Fabio De Chirico
una veduta dell'ex hotel jolly, oggi sede aterp

mercoledì 27 luglio 2011

Ottima iniziativa del presidente del Consiglio regionale calabrese sui costi della politica

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, ha convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo per il 1° agosto, con un solo ordine del giorno: RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA. 
E' come se il nostro ultimo appello, lanciato pubblicamente da una nota emittente televisiva locale (Telitalia), avesse trovato riscontro nelle ottime intenzioni dei presidenti di Consiglio e Giunta regionali.
Avevamo espressamente chiesto, con moderazione e incisività, alla politica locale di anticipare i tempi di una discussione attualissima, che sta prendendo piede, con forti tendenze di antipolitica, a livello nazionale e periferico, e che trova i cittadini pronti ad agitare qualsiasi strumento di partecipazione e democrazia diretta, per ridurre costi e privilegi del mondo politico-amministrativo. 
Recuperare il dibattito in seno alla massima assise democratica locale, significa ridare tono e vigore ad una politica che spesso viene vista lontana dai governati, chiamati, tutti, a sacrifici economici di non poco conto. 
Dal canto nostro, avevamo anche chiesto, come Scopelliti e Talarico hanno dichiarato di voler fare, di istituire una commissione ad hoc per studiare in tempi brevi modalità di intervento.
Cosenza e la sua provincia, peraltro, hanno eletto e nominato politici che guidano i settori del bilancio e degli affari istituzionali, per cui proprio da loro ci attendiamo un forte impulso all'iniziativa.
Da un'analisi sommaria del fenomeno calabrese (ai piu' alti livelli nazionali come costi, indennità e benefits di consiglieri e strutture regionali), ci risulta che una buona legge, che ad esempio riduca del 40% le remunerazioni mensili dei consiglieri e degli assessori regionali, porterebbe ad un rismparmio complessivo di circa 2 milioni di euro in 4 anni.
Troviamo, dunque, l'iniziativa di altissimo valore politico e sociale, e ci auguriamo che si imbocchi la strada di una proficua e non strumentale collaborazione tra tutte le forze politiche rappresentate a livello regionale.
Tale azione, se dovesse essere portata avanti con concretezza, fuori da proclami e autoincoronamenti, darebbe notevole impulso ad una nuova fase di regionalismo meridionale, essendo evidente che invece, le forze politiche più radicate al nord, hanno negli anni solo fatto chiacchiere: la difesa delle Province e le aperture di nuove e dispendiose sedi decentrate di Ministeri, volute dalla Lega, ne sono inconfutabile prova.


sabato 23 luglio 2011

Qualcosa per distinguersi dal recente passato

I cittadini di Cosenza avevano da anni e continuano ad avere bisogno di amministratori che stiano quotidianamente sui problemi e scandaglino con buon senso le necessità urgenti del territorio, manifestando capacità di raccolta e distribuzione delle risorse economiche con efficienza ed economicità. Le premesse e le intenzioni della nuova amministrazione sono le migliori possibili, almeno dall'ottima comunicazione che attraverso la stampa sia il sindaco che il vicesindaco fanno emergere. Nell'ottica di una proficua collaborazione e per svolgere nel piccolo il ruolo di stimolo e proposta che da anni con i soci del circolo Re Alarico stiamo perseguendo, (da poco  anche con il gruppo civico de l'Atene) voglio sommessamente segnalare che gli interventi promossi e le iniziative messe in campo necessitano di un migliore e più operativo schema di coordinamento e applicazione, sempre per evitare, come accaduto nelle precedenti amministrazioni, di riempire pagine di cronaca senza lasciare poi nulla nella realtà. 
Con estrema franchezza, da cittadino comune, prima che persona impegnata in politica, vorrei che per il recupero del centro storico, per le politiche culturali e del turismo, si predisponesse un dibattito ampio e partecipato in seno al Consiglio comunale, in modo da consentire a chiunque abbia delle idee, di proporre, nell'arco di un ragionevole lasso di tempo, interventi e soluzioni sostenibili. 
 Volendo fare un piccolo esempio, la bellissima iniziativa del bus turistico scoperto, con collegati punti informativi, non trova relazioni con gli albergatori, i gestori di B&B ed i ristoratori dell'area urbana, della Presila, del Tirreno; è opportuno, pertanto, che si affidi ad ogni gestore di attività ricettive una guida turistica operativa e dei depliant informativi da sottoporre costantemente ai propri clienti. Confidando, ovviamente, che si incardini un trend positivo, più che l'annuncio mediatico di una repentina soluzione del problema. Più in generale, se la discussione su un piano di recupero del centro storico non trova a monte l'individuazione di linee guida che assegnino un ruolo specifico e ricostruiscano l'identità di un territorio segnato dall'incuria e dall'abbandono, diviene pura demagogia proporre singoli e sconnessi lodevoli interventi; è come dire: realizziamo un Castello Svevo super attrezzato, ma poi tutti i consiglieri comunali che sono anche consiglieri provinciali nulla ci dicono a riguardo del finto recupero dell'adiacente struttura dell'Umberto I. (ricordate? http://atenedellacalabria.blogspot.com/2011/02/tra-luoghi-dimenticati-e-nascosti-per.html).
Parlare, ancora ad esempio, di commercio e dimenticare progetti come quelli lanciati e poi sotterrati relativi alla riqualificazione del mercatino di via Padre Giglio, farebbe assomigliare la nuova amministrazione a quelle di un recente e asfittico passato, in cui sembrava che Alarico fosse risorto e Telesio andasse a braccetto, in dispendiosi quanto noiosi convegni, con Silvio Berlusconi. 
Se è anche vero che Cosenza ha bisogno di valorizzare con obiettività e professionalità la sua memoria storica, il suo passato di faro intellettuale e politico nella Regione, mi sia consentito, per concludere, di ricordare una, forse la più importante, delle doti umane e politiche dei due più incisivi benvoluti amministratori cosentini degli ultimi secoli, il podestà Tommaso Arnoni e il sindaco Giacomo Mancini: l'umiltà. L'umiltà di ricevere e dialogare con chiunque giornalmente lo richiedesse, l'umiltà di proclamare successi e vittorie ad ogni singolo completamento delle opere volute.
Michele Arnoni

sabato 16 luglio 2011

Ridiamo dignità, con denominazioni e numeri civici, ai luoghi di Cosenza


La perdità di identità, lo svuotamento del ruolo propulsivo, in termini commerciali e culturali, di Cosenza, passa anche attraverso le piccole-grandi dimenticanze verso i suoi abitanti, verso i luoghi e le strade in cui vivono e lavorano. Come al solito, senza sperticarci nelle lodi di interessata fantapolica verso l'amministrazione comunale, e nemmeno adagiarci sui sogni da città fantastiche che richiedono sperpero di danari pubblici, con lo spirito costruttivo e propositivo di cui ci siamo dotati, segnaliamo che molte strade, talvolta interi quartieri, non hanno una targa denominativa e nemmeno la numerazione civica. Una mancanza grave, che diventa vistosa nel quartiere Trieste, nella zona di Piazza Cappello (ex Rione Bianchi), nella zona di via Popilia ed ancora nel centro storico. Dopo amministrazioni che si sono sbizzarrite con la toponomastica - in alcuni casi provando a riscrivere la storia di Cosenza - mentre si mettevano targhe senza poi numerare la strada interessata, si è trascurata la dignità di molti cittadini che vivono in budelli senza nome nè numero civico, oppure senza targhe identificative di una denominazione già esistente. Esistono ditte specializzate in questo, che con poche migliaia di euro e in pochi giorni "riscrivono" i luoghi della città: ci auguriamo che tale intervento sia al più presto programmato dalla giunta Occhiuto.

martedì 5 luglio 2011

Necessario progettare nuovi spazi parcheggio per il Centro storico

Segnaliamo alla nuova amministrazione che, insieme alla previsione del rifacimento di Piazza Bilotti - in pieno centro della città nuova, con piani sotterranei per parcheggio -, potrebbe essere di vitale importanza prevedere nuove aree parcheggio nei pressi o all'interno della parte antica della città.
Molti cittadini e diverse associazioni concordano sull'opportunità di consentire al maggior numero di persone possibile, tra residenti e fruitori (presenti e futuri) delle attività culturali e commerciali, di giungere comodamente con i mezzi propri di trasporto nel perimetro dell'abitato storico, senza intaccarne l'estetica o la vivibilità dei relativi quartieri.
Se nelle vicinanze del Duomo di Siena hanno potuto realizzare mega parcheggi a 5 piani, la previsione e la progettazione di una nuova struttura per il rilancio della città antica potrebbe essere volano di sviluppo per l'intera città.
Pensiamo all'area parcheggio già presente su Lungo Crati, che potrebbe essere dotata di uno o due piano sotterranei, alla zona sud della Villa Vecchia, all'area dell'hotel Jolly (che il sindaco ha dichiarato di voler abbattere) o alle campagne nei pressi di Palazzo Arnone.
L'eventuale eccezione basata sulla difficile consistenza del terreno, con possibili infiltrazioni d'acqua, dovrebbe comunque riguardare l'intera città.
Rilanciare il centro storico significa anche non penalizzare chi vuole andarvi a vivere o lavorare, costringendolo ad utilizzare servizi navetta per tragitti propri di un percorso turistico, non di ordinaria vivibilità.
Confidiamo nelle capacità di studio e di ricerca, all'insegna della trasparenza e della partecipazione, che la nuova giunta sapranno stimolare, anche in sede di approvazione di uno specifico piano di recupero della parte antica di Cosenza.
un tratto di Lungo Crati














       panoramica da est della città antica

lunedì 13 giugno 2011

Proseguono le nostre attività, oltre la fase elettorale

E' tempo di riprendere il nostro lavoro, fatto di dialogo, incontro, condivisione di progetti e proposte per la città.
Un lavoro che deve andare oltre noi stessi, oltre il contingente, oltre la "sistemazione" o l'accrescimento economico di qualcuno.
Dopo il sostegno dato alla coalizione guidata da Mario Occhiuto, che in questi giorni sta strutturando la nuova amministrazione comunale - per la quale intendiamo spenderci attivamente, con il giusto grado di coinvolgimento -, proseguiamo con il radicamento e l'ampliamento del nostro gruppo civico, attraverso nuove iscrizioni e nuovi incontri aperti a tutti gli interessati.
Il tempo necessario per comprendere il grado di qualità e di credibilità che dal Comune di Cosenza si intenderà offrire ai cittadini, poi faremo sentire la nostra voce, con la libertà e lo spirito civico che sin dai primi passi ci hanno contraddistinto.
Alcune tematiche, affrontate sin dai primi giorni dal nuovo Sindaco di Cosenza, le ritroviamo tutte nel nostro programma (interventi concreti per la questione campo Rom - riqualificazione verde pubblico urbano e manutenzione con interventi straordinari - politiche culturali e gemellaggi con altre realtà), il che ci fan ben sperare per il prosieguo e ci fa pensare che dalle manifestazioni di volontà si possa in breve tempo passare ai fatti, alle opere.
Tenendo in debito conto, a differenza di chi ritiene di dover sfruttare facce e contributi personali a proprio piacimento (o sconsiderazione), le anime e le qualità delle persone, prima che le aride e contabilistiche prese di posizione spesso basate sui non sempre costruttivi e moralmente apprezzabili contributi elettoralistici.

giovedì 26 maggio 2011

Michele Arnoni e Mario Occhiuto nel centro città: nasce il comitato civico "Centro Città vivibile"

Come da programma del nostro movimento, abbiamo inteso promuovere un primo comitato civico a difesa e valorizzazione dei quartieri di Cosenza.
Per la zona di Piazza Santa Teresa e Piazza Cappello si interesserà dei problemi dei residenti, degli operatori commerciali e dei lavoratori il comitato "Centro Città vivibile".
DI seguito la nota stampa diramata alle testate giornalistiche:
Si è svolto oggi pomeriggio, in un bar del centro città, l'incontro con Mario Occhiuto organizzato da Michele Arnoni, già consigliere della Circoscrizione centro e candidato al Consiglio comunale nella lista "mario occhiuto sindaco".
Michele Arnoni, che ha ottenuto 122 preferenze, pur non riuscendo ad essere eletto, ha ribadito la fiducia e il sostegno al candidato del centrodestra cosentino e ha anticipato, alla presenza di molti amici del quartiere di Santa Teresa e di Piazza Cappello che si è dato vita ad un comitato civico che si occuperà di segnalare i bisogni e le necessità dei cittadini residenti, commercianti e lavoratori della zona. Evidenziata, nel corso dell'incontro, la bellezza e la particolarità dei quartieri limitrofi, che negli ultimi anni hanno subito un notevole abbandono. L'ex consigliere di Circoscrizione, presidente del movimento civico L'Atene della Calabria (di cui erano presenti gli altri fondatori), rimarrà dunque impegnato a fianco del Sindaco e continuerà a farsi promotore di iniziative nel campo sociale e culturale.
I presenti hanno poi ringraziato Mario Occhiuto per la disponibilità e la capacità di ascolto, con riferimento ai problemi concreti della città. Da parte sua il candidato sindaco ha riaffermato la necessità di realizzare una riqualificazione dei diversi quartieri con le loro specificità e di avviare politiche di sostegno rivolte alle fasce piu' deboli, soffermandosi sull'importanza di una partecipazione concreta e propositiva dei cittadini, anche attraverso la costituzione e il riconoscimento dei comitati civici.
NOTA STAMPA DEL 26/05/2011

giovedì 28 aprile 2011

Non avremo nostalgia delle rotonde sul viale

La nostra città ha raggiunto il minimo storico in termini di vivibilità, sicurezza, ambiente, mobilità. La giunta comunale uscente, che si è sbizzarrita con le rotonde e la toponomastica, continua negli ultimi giorni, nella solitaria figura del sindaco Perugini, a dedicarsi agli sprechi e alla rivendicazione di opere e risultati da mondo delle fiabe. Forse gli annunci e i libretti di slogan sono serviti per prendere quota nel PD romano. A Cosenza, pero', circolare tra rifiuti e degrado, per strade che hanno perso illuminazione, che vedono fallire e chiudere le attività commerciali, che perdono pure la numerazione civica, rende la misura di una distruzione amministrativa senza precedenti, che con il voto del prossimo mese dobbiamo dimenticare. Interi quartieri, ad esempio quelli di Via Popilia e Via degli Stadi, continuano a non godere dei servizi minimi di socialità e dei centri di aggregazione dedicati ai giovani e alle famiglie, mentre una diffusa e incontrastata illegalità ha consentito di occupare e chiudere spazi pubblici a discapito della comunità. I pomposi progetti sul mercato di Via Padre Giglio sono svaniti nel nulla, mentre per la sopraelevata non si è mai pensato di attrezzare i tratti adiacenti i palazzi con pannelli antirumore. Forse è il caso di adattare una nota canzone di Fred Bongusto e dedicarla agli uscenti amministratori comunali: "Una rotonda sul viale (del tramonto)".

Michele Arnoni - candidato al Consiglio comunale nella lista "mario occhiuto sindaco"


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martedì 12 aprile 2011

STOP ALLA CITTA' GROVIERA CON DOSSI NON REGOLARI

Abbiamo chiesto, con determinazione, al nostro candidato a sindaco, Mario Occhiuto, di inserire nei punti di programma attinenti la manutenzione comunale, la rimozione dei dossi stradali apposti dall'attuale amministrazione. I dossi utilizzati dall'amministrazione Perugini sono di diverso tipo per ogni strada, sono messi a casaccio, non rispettano le norme del codice della strada e rappresentano, per altezza e dimensioni, un pericolo per le utenze di emergenza che circolano nei pressi di Ospedale, Vigili del Fuoco, Questura. La nostra città è ridotta a una enorme groviera, con buche e voragini che le ditte utilizzate dal centrosinistra non sanno nemmeno ripianare; il Comune ha utilizzato una segnaletica che occupa i marciapiedi ad altezze non regolari. Cosenza merita un'attenzione anche per le piccole e visibili cose, del tutto trascurate con inerzia, negligenza, incompetenza. Sarà importante, dunque, provvedere ad apporre una segnaletica ordinata e di qualità, mentre si dovranno dotare le strade di dossi a norma o semplici bande rumorose per limitare la velocità. Siamo lieti per l'accoglimento della nostra proposta e per le dichiarazioni pubbliche che in merito l'architetto Occhiuto ha già reso.

giovedì 7 aprile 2011

Supportiamo la candidatura a sindaco dell'architetto Mario Occhiuto

Dopo attenta riflessione, abbiamo aderito alla candidatura a Sindaco di Cosenza dell'architetto Mario Occhiuto, espressione della migliore esperienza professionale e civica della città dei Bruzi,sulla quale hanno trovato convergenza i partiti e i loro esponenti che attualmente governano la Regione Calabria.
Dai colloqui avuti con l'architetto cosentino,durante i quali sono state evidenziate le iniziative e le proposte che il nostro movimento vorrà intraprendere in favore della cittadinanza, è emersa la volontà di contribuire ad una inversione di tendenza nelle modalità di gestione della macchina comunale e nella produzione di risultati concreti e duraturi per la rinascita effettiva della città di Cosenza. L'esperienza del centrosinistra calabrese e cosentino si è rivelata fallimentare, cosi' come l'arroganza e la presunzione di alcuni suoi esponenti, che hanno fatto della nostra città un lugubre palcoscenico mediatico e anestetico, protagonisti di una continua gara alla visibilità interna tra i diversi gruppi di potere politico.
La prova tangibile di tale situazione è data dalle fumose riunioni e i continui rinvii sulla candidatura a Sindaco da parte del Partito Democratico.
Nel centrosinistra cosentino, che candidati a sindaco come Enzo Paolini si sono assunti l'onere di riqualificare, albergano ancora, a fine mandato, toni e atteggiamenti da prime donne e donnette abituate alla promozione della menzogna verso i cittadini.
Volendo, dal punto di vista della nostra generazione e delle nostre possibilità, promuovere e realizzare un ricambio nei volti e nella sostanza, nei principi e nei metodi, ci auguriamo vivamente che si possa rinnovare il senso della partecipazione e della meritocrazia,esprimendo cosi',accanto alla necessità di sanzionare con il voto democratico l'inefficienza e l'inerzia di chiunque malgoverni un Comune importante come Cosenza, anche la consapevolezza che un rilancio del ruolo della città di Telesio ed Alarico,in ambito regionale e nazionale, possa essere con moderazione e determinazione realizzato.
Le nostre proposte, che saranno portate avanti dal candidato al Consiglio comunale, Michele Arnoni (già consigliere di circoscrizione, da sempre vicino al centrodestra ma non organico ai partiti), sono, tra l'altro, volte:
1) ad una riqualificazione del tessuto sociale, con una rimodulazione delle politiche sociali e assistenziali a livello comunale, che favoriscano e premino famiglie e individui emarginati senza possibilità economiche e/o abitative, anche mediante la creazione di una fondazione di solidarietà. Punto di programma che, a nostro avviso, deve essere preceduto da una rigorosa analisi dei bisogni e delle condizioni della popolazione;
2) alla progressiva rivitalizzazione dei quartieri perifici, con dotazione di servizi e luoghi di socialità che ne impediscano la ghettizzazione;
3) al recupero dell'abitato storico di Cosenza, con la determinazione di piani e progetti partecipati che fissino in modo trasparente obiettivi, modalità, tempistica e captazione delle risorse;
3) al potenziamento delle politiche culturali che mettano in rete, con l'Italia e l'Europa, tutti gli elementi presenti sul territorio, quali teatri, associazione di artisti, biblioteche, musei, centri culturali;
4) all'affidamento dei servizi di manutenzione a persone competenti e qualificate, che possano, nei diversi quartieri, coordinare al meglio gli interventi degli addetti comunali.
Inoltre, dagli incontri svolti con l'architetto Occhiuto, è maturata una piena intesa sugli intenti programmatici che il candidato a sindaco ha individuato per la città.
Siamo consapevoli di trovarci in una fase in cui le migliori energie professionali e le eccellenze possano e debbano dare un contributo concreto per il recupero e il rilancio di tutti i settori strategici, in modo da trasformare una comunità ricca di storia e di tradizioni in una grande città del Mezzogiorno d'Italia.
Non ci siamo sottratti, nei mesi scorsi, ad incontri con altri candidati civici della città, ai quali auguriamo un buon lavoro e nei confronti dei quali speriamo si possa instaurare una dialettica politica trasparente, dalla quale, sempre e comunque - al netto di trasformismi, inciuci e doppiogiochismi -, deve ricavarsi un progresso per la città e i suoi abitanti.
Accrescere il benessere e il prestigio per Cosenza e i suoi abitanti è l'unico obiettivo cui nel nostro piccolo miriamo. Obiettivo che perseguiremo a prescindere dall'assegnazione dei seggi in consiglio comunale.
Lasciamo ad altri, eventualmente, l'ingrato compito di mostrare muscoli partitici, potere, gestione e maneggio di pratiche varie e accrescimento economico individuale.

venerdì 18 marzo 2011

LA VOCE AI CITTADINI: Alimentiamo il programma e scegliamo il sindaco da sostenere. Basta una email (atenecalabria@gmail.com)

Parte il nostro primo sondaggio in vista delle elezioni amministrative del prossimo maggio.
Riceviamo molte indicazioni e richieste, spesso discordanti, sui candidati a sindaco di Cosenza. Giustamente, da destra e sinistra, si osserva che gli schemi della competizione quest'anno presentano qualcosa di particolare.
I nostri amici e simpatizzanti chiedono certezza e trasparenza nella partecipazione e nel sostegno da conferire alle coalizioni in campo.
Niente assegni in bianco, insomma, nessun ancoraggio ideologico da dare in pasto a chi si gode stipendi e prebende regionali guardando come un giochino a Cosenza.
Di certo è cresciuta la voglia di partecipare fuori dai partiti, fuori dalle logiche spartitorie, salottiere e fasulle dei parvenues vecchi e nuovi della politica cosentina.
Da noi si lavora per la qualità e non per le poltrone, per la crescita culturale e sociale, non per gli affaracci di quattro gatti.
I tempi della politica che ridà il lucido e rende tutto e tutti commestibili è finito.
Da parte nostra massima disponibilità, all'insegna della pura appartenenza civica, con quel candidato sindaco che ci parlerà con lealtà e che vorrà ascoltarci durante tutto il suo mandato.


DECIDIAMO INSIEME: con una email tutti potranno darci suggerimenti e guidarci verso la scelta del miglior candidato a sindaco tra quelli schierati.

SCRIVETECI A: atenecalabria@gmail.com
il volantino

domenica 13 marzo 2011

ELEZIONI AMMINISTRATIVE COSENZA: Anomalia o segnali di frantumazione politica in Italia?

Troppi sanno e vogliono fare tutto a Cosenza e Rende: le scadenze elettorali ravvivano allodole e cacciatori.
Non a caso, gli scienziati da circolo della briscola, che snocciolano dietroscena politici come tabelline (si lavora poco, anche da stipendiati pubblici), vivono un momento di grande ed emozionante fervore, perchè stavolta, seriamente e come mai prima, pensano che è utile candidarsi da qualche parte.
Si vota a metà maggio, mentre i partiti e le coalizioni sono ancora silenti, oppure si logorano a voce intonata.
Gli "accordatori" rimangono gli stessi da 20 anni, chi piu', chi meno slavato, mentre la generazione sparente (la mia) se non vive di polvere servile da segreteria di consunta baronpolitik, attende segnali di verità dalla stampa.
E' la crisi maleodorante in avvicinamento: tutti hanno paura di perdere un seggio in Consiglio comunale e tutti si sentono meritevoli di avercelo. Anche perchè in molti si infilano nella mischia per avere altro che spazio politico: con un consiglio comunale ridotto a mercato delle vacche, ci aspettiamo rivoluzioni in 24ore?
Due candidati al sedile di Sindaco civici (Paolini e Nucci), che verificheremo quanto e come resisteranno alle lusinghe e alle paranoie da potere dei paritocrati sbeffeggianti la partecipazione e la democrazia; un candidato ufficializzato a Roma da UDC e PDL (Occhiuto), che però FLI e API e Storace vorrebbero fosse di loro primogenitura.
Qualcuno è in campagna elettorale col posticino assicurato dai capi, mentre altri, tanti, andranno a servire al buio mister quorum di lista.
Candidati emozionali senza sponda politica, candidati civetta, candidati di partiti divisi: tutti in fila, al momento, mentre noi ancora rimaniamo in attesa di capire cosa vogliono e possono fare per il bene comune, per lo sviluppo e la rinascita di Cosenza.
Al Nord, in molti centri importanti, tra primarie civetta e bullismo interno al centrodestra, il panorama non è dissimile: Politica zero e Comuni visti come feudi.
Non siamo diversi, ma abbiamo piu' fame e siamo sempre meno (chi puo' è fuggito altrove per lavorare o qualificarsi).
Un pessimo sindaco e un pessimo pool di assessori distruggono quel che rimane del PD a Cosenza, vuoi per i figli da sistemare al meglio, vuoi per la verifica di apporti trasversali da pezzi di PDL.
Il nostro movimento civico, da giorni "in movimento", ha proposte adamantine che valgono per oggi e per sempre.
Le proposte di adesione ad altri gruppi, con la richiesta di una mia candidatura (a proposito, non si confonda il sottoscritto con l'omonimo che dirige il partito di Storace a Cosenza), lusingano e ci danno l'opportunità di completare al meglio la fase preparatoria di un percorso lungo e sereno che, da qui a pochi giorni, ci proietterà da protagonisti a livello comunale.


Michele Arnoni
consigliere di circoscrizione
coordinatore de "L'Atene della Calabria"

martedì 8 marzo 2011

Torniamo a parlare di ricette contro l'ingerenza politica nella sanità locale

Titoloni sulla stampa, interviste di politichese, medici che parlano solo nelle campagne elettorali, caos gestionale nella sanità cosentina: sono i temi piu' graditi per farsi propaganda. Esprimo, intanto da cittadino prima che da attivista politico, forte preoccupazione e amarezza per le polemiche, gli annunci pubblicitari, la propaganda politica personalistica, che a Cosenza stiamo subendo sul futuro della sanità locale. Non possiamo consegnare ai cittadini, ai malati, ai sofferenti, a chi vive quotidianamente disagi professionali, una immagine cosi' logora e devastante della lotta politica sul tema della salute. Leggere di continuo dei botta e risposta politichesi offende la comunità cosentina nella sua interezza; ne perde di dignità il mondo scientifico, professionale, accademico. Perchè non ci appelliamo ai tecnici, agli esperti, a chi vive il mondo medico nel silenzio e nel quotidiano sacrificio, per cercare e proporre le migliori soluzioni possibili per il futuro dell'Ospedale, dei reparti, della gestione finanziaria? Perchè offendere la nostra tradizione e pure la storia del nostro Ospedale, costruito e avviato nell'operoso silenzio, con dignità e rigore morale, nel solco di una cultura politica liberale che pure durante il fascismo era meno invasiva di quella odierna? Vogliamo riprendere, ad esempio, il tema della graduale ed effettiva separazione del mondo politico da quello amministrativo, almeno nel campo sanitario, indicando persone esperte, lasciando margini di discussione e proposta ai privati, ai professionisti liberi da catenacci ed interessi personali? Vogliamo credere e combattere per una classe politica cosentina che sappia davvero coordinare e indicare gli obiettivi senza essere, al solito, invasiva e feudale?

Michele Arnoni

sabato 5 marzo 2011

Lettera aperta di Michele Arnoni sulle celebrazioni comunali per il 150° di Unità nazionale

Se i maggiorenti politici dell'attuale amministrazione comunale intendono celebrare i 150 anni di Unità nazionale, utilizzando stemma e soldi pubblici, cerchino di essere obiettivi e meno faziosi.
Si spoglino, per un attimo, della propaganda antileghista ed antiberlusconiana.
I festeggiamenti non possono avere senso unico, nè, tantomeno, ingenerare confusione con altri processi storici dei quali, magari, si pretende di onorare una matrice antinazionale, quale è quella comunista.
A Cosenza pare si stia celebrando la Liberazione del 1945, e mi preme sottolineare, allora, nel rispetto dei comuni principi costituzionali, che non bisogna mai dimenticare il contributo delle forze democratiche e popolari alla Resistenza e quello, determinante, delle forze angloamericane per la vittoria sul nazifascismo.
Nelle manifestazioni del nostro Comune si dia voce, in contraddittorio, alla cultura liberale, che piu' di ogni altra ha promosso e guidato il processo di unificazione manifestatosi nel 1861 e nel 1870.
Si dia, altresì, voce alle associazioni dei combattenti e dei reduci che onorano la memoria delle migliaia di soldati italiani che hanno completato, versando il sangue irredentista, la liberazione della zona nord orientale del Paese, così vincendo la Prima Guerra mondiale.
Mandare le nostre scuole in visita al Sacrario Militare di Redipuglia, ad esempio, poteva essere un'ottima iniziativa.
C'è da chiedere, dunque, maggiore equilibrio in chi ha possibilità di sfruttare la propria posizione pubblica, magari per rileggere od omettere pezzi di storia patria
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Michele Arnoni
consigliere di circoscrizione
coordinatore de "L'Atene della Calabria"

giovedì 17 febbraio 2011

CAMPO ROM SUL FIUME CRATI : in sette anni nessun intervento decisivo delle amministrazioni locali

La situazione del campo Rom sulla sponda del Crati, insediamento non autorizzato nè regolarizzato, è da diversi anni distratta dalle dovute attenzioni e cautele da parte del Comune e della Provincia di Cosenza. Ci risulta che le condizioni di vita dei numerosi bambini e delle famiglie più numerose, a parte il pregevole contributo di alcune associazioni poco ascoltate, non siano, nei fatti, migliorate. Parlare di scolarizzazione dei bambini, ovviamente, non risolve che in piccola parte il degrado e le pessime condizioni ambientali che tutti sembriamo tollerare. E' lecito chiedersi, allora, se le amministrazioni in carica siano capaci di risolvere o effettuare inverventi concreti su questa "ferita aperta", composta da 360 anime, oppure se non sia il caso di inserire concretamente nei programmi politici di chi pensa solo alla propria candidatura proposte sostenibili e ipotesi di progetto credibili. Intanto, si permette che a pochi metri dal "mondo civile" si viva al limite dell'umana sopportazione, si ignora che proprio da lì si potrebbe iniziare a risanare, ad integrare. Li' si comincia a fare cultura,(si invogliano queste persone a capire che sono visti come uomini,non come oggetti), lì si inizia a fare sicurezza (si evita che la disperazione prenda il sopravvento), lì si iniziano a tratteggiare i contorni di quella "città europea" che nei fatti è solo uno slogan da quasi 10 anni. I ROM sono stati sempre al centro di progetti, proposte, interventi. Solo cartacei però, nessuno di chi ne ha parlato era nella sede dell'associazione Stella Cometa a servire pasti e vestiti. Nessuno di chi ha promesso, al solito ha mantenuto. Si aspetta e ci si indigna al prossimo fatto di cronaca. In fondo il rapporto che il sopracitato "mondo civile" hai coi rom è quello che si ha con queste anime perse ai semafori. Non vorremmo che qualcuno offendesse i propri nobili occhi alla vista di quella realtà. Che insieme al MAB ed al cosenza calcio, insieme ai caffè culturali ed ai capidanno, fa parte della nostra città. Da Comune e Provincia, in questi anni, abbiamo poco percepito la capacità di utilizzare e canalizzare al meglio i fondi comunitari, nonostante alcuni specifici progetti della UE avrebbero consentito, ad esempio, una bonifica dell'area, una messa in sicurezza e l'acquisto di roulotte provvisoriamente occupabili dalle famiglie in più gravi condizioni. Alcuni progetti sono stati invece ben finanziati dal Comune di Cosenza, per cui è altresì lecito verificare se i risultati ottenuti vadano oltre la funzione di semplice palliativo. Ogni discorso sull'integrazione, sulla paventata ghettizzazione, sugli interventi della Procura, risulta, ormai da lungo tempo, infruttuoso

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mercoledì 16 febbraio 2011

IL MAESTOSO CASTELLO SVEVO DI COSENZA: Vigilare sui lavori in corso

Dopo gli incontri del circolo culturale Re Alarico e le nostre ripetute segnalazioni sullo stato in cui versano il centro storico di Cosenza ed alcune sue istituzioni culturali (biblioteca civica, ex ricovero Umberto I, piazzetta Toscano), si susseguono incontri di diverse associazioni che mirano ad un recupero e aduna valorizzazione di qualità della parte antica della città. Abbiamo partecipato ad un incontro organizzato dal laboratorio culturale "Cosenza che vive", incentrato sul Castello Svevo, l'antico manufatto che domina il capoluogo da oltre due millenni. Molti gli spunti offerti dall'incontro del laboratorio culturale che da anni opera nel centro storico. C'è un progetto di restauro e valorizzazione,approvato e sponsorizzato dalla giunta comunale nel 2007,che stiamo esaminando tra le carte comunali,su cui,nell'incontro di ieri (15/2) ci si è soffermati, per evidenziarne alcune particolarità esecutive, per esempio la previsione di strutture in acciaio, la realizzazione di un ascensore, la copertura in ferro e vetro di grandi saloni. Sono emersi alcuni dubbi sulla valenza del progetto e sull'andamento dei lavori (appaltati alla Cooperativa Archeologica di Firenze, con ultimazione prevista nel giugno 2011), soprattutto perche' appaiono finalizzati ad un reimpiego della struttura e ad una funzionalizzazione avvenieristica, impropria per Cosenza e inadeguata alla importanza del monumento. Chiediamo a tutti i cittadini di buona volontà e alle associazioni piu' attive di procedere con una campagna di sensibilizzazione e di monitoraggio dello stato dell'arte. Noi ci saremo.
LA STRUTTURA DEL CASTELLO E LA SUA STORIA (brano tratto da una relazione della dott.ssa Francesca Cannataro, giornalista ed esperta in conservazione di beni culturali, che ha partecipato all'incontro citato)

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Sito sulla sommità del colle Pancrazio il castello domina imperturbato da secoli la confluenza del Crati con il Busento e tutto l’abitato cittadino da una meravigliosa posizione. Non chiara è l’origine del primo nucleo difensivo della città. Il fatto che fu costruito sulle rovine di una rocca romana ubicata in cima al colle Pancrazio è probabile, se non altro tenendo in considerazione che in ogni epoca la posizione strategica del sito deve aver suggerito di erigere lassù un fortilizio. Va in oltre tenuta presente l’esistenza in loco di alcuni ruderi di fattura romana anche se non si sa se in quest’ultimi, incorporati nella fabbrica di età posteriore, possano riconoscersi i resti della Rocca Bretica, costruita a difesa della città. Pur volendo ammettere che nulla resta dell’antica rocca costruita dai bruzi prima di lasciarsi dominare dai romani, non si può non tenere in considerazione l’esistenza di un’epigrafe trovata nei pressi del monastero delle “Cappuccinelle”, che sorge proprio sulla via del castello, che ricordava Valerio Flacco come primo restauratore del castello. Da quest’attestazione epigrafica si potrebbe arrivare alla conclusione che la rocca bretica fu restaurata dai vincitori latini, ad avvalorare la tesi di questa remota origine del castello è il pozzo presumibilmente romano che si trova in un andito nel primo piano del castello. La rocca fu poi distrutta e rasa al suolo dai saraceni, che misero a ferro e a fuoco la città per ben tre volte I lavori per la ricostruzione di una struttura fortificata iniziarono, secondo alcuni, nel 937 d.C., quando cioè “ i cosentini avevano preso atto della necessità di edificare un fortilizio a presidio dell’incolumità cittadina”, e lo riedificarono sulle rovine della fortezza, o quanto meno riutilizzandone i materiali , secondo altri nel 975 d. C, allorché i saraceni moltiplicarono le loro scorrerie. Sicuramente fu un’opera ben munita dal momento che il saraceno Saati Cayti nel 1009 non solo ne fece la sua dimora, ma ne continuò anche l’opera di costruzione. In ogni caso è pressoché impossibile riconoscere la forma e le strutture originali dell’edificio e l’ubicazione esatta della struttura fortificata nei secoli IX e immediatamente successivi, sia a causa dei rimaneggiamenti subiti dal fortilizio, sia per una sostanziale mancanza di fonti documentarie. L’ombra di notizie che avvolge il castello sembra man mano diradarsi con l’avvento dei Normanni, quando le attestazioni diventano più consistenti. Secondo l’opinione comune il castello sorse proprio ai tempi dei Normanni. Dal Manfredi, infatti, apprendiamo che: ”I Normanni cacciando i Saraceni dalla Calabria la conquistavano…I cosentini mal soffrendo che il duca (Roggero) avesse fatto fabbricare un castello nel cuore della città, segretamente si confederarono con Boemondo…”. La lotta per la successione tra i due figli di Roberto il Guiscardo, Boemondo e Ruggero II, fu lunga e aspra, interessò direttamente la nostra città e segnò le sorti del castello. Nella tregua raggiunta per intercessione dello zio Ruggero I, conte di Sicilia e fratello di Roberto il Guiscardo, e nella successiva ripartizione, Ruggero II ottenne Cosenza nel 1089. Nel 1098 Ruggero diede inizio ai lavori grazie ai quali il castello assunse i caratteri architettonici delle coeve costruzioni normanne. Le opere condotte a termine da Ruggero per il castello furono tali e tante da farlo considerare nel corso dei secoli il costruttore del monumento. I documenti affermano, infatti, che attorno al 1130 Ruggero si era stabilito a Cosenza e potrebbe essere ritenuto il primo castellano in quanto a lui si deve la ricostruzione del castello tra il 1086 e il 1132. In questo periodo il castello ebbe grande fulgore sia per la magnificenza consueta ai Normanni e ancor di più per Ruggero, amante del bello e delle arti, sia perché Cosenza visse un’epoca relativamente tranquilla, sempre in quest’epoca nel castello ebbe sede la Curia. Purtroppo indagini ed ipotesi riferibili a quest’arco cronologico risultano pressoché impossibili poiché il terremoto avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 giugno del 1184 distrusse la città quasi nella sua totalità e anche il castello, restaurato e in qualche modo simbolo del potere e della dominazione normanna andò in rovina, anche se non completamente. Va rilevato inoltre il fatto che non esistono attestazioni certe della fase Normanna del castello o quanto meno di una struttura fortificata eretta nel luogo dove oggi sorge l’edificio. Il Castello è stato oggetto nel corso dei secoli e delle diverse dominazioni che si sono susseguite non solo di costruzioni, ricostruzioni e adattamenti per soddisfare le esigenze, militari e non, dei dominatori di turno ma anche di crolli causati da vari eventi naturali. Sicuramente l’impronta Sveva fu talmente forte da essere la prima, in ordine di tempo, ancora “visibile” ai nostri giorni. Ciò che è riconducibile con certezza a fattura sveva è anzitutto l’impianto stesso del castello a pianta rettangolare con quattro torri angolari di cui le due settentrionali quadrate e quelle meridionali ottagonali. Sveve sono le sale a nord dette Salone del ricevimento, che conservano la chiara matrice gotico – cistercense, favorita dagli svevi, e che si manifesta nei suoi caratteri essenziali quali semplicità di forme, ridotto verticalismo, e solidità delle masse murarie, sicuramente svevo è il camino all’interno di queste sale che presenta un sistema di tiraggio atto a riscaldare i piani superiori. Elemento tipicamente svevo è la teoria delle sei sale ad est definite, sala delle armi, di cui la prima si conserva in buone condizioni, nonché l’apparecchiatura muraria delle monofore e i resti del camino presente nella penultima di queste sale. Sveve sono inoltre le sale a sud, definite, sala del trono, alle quali si aveva accesso tramite un portale che oggi appare murato e ben conservato tanto che sono ancora visibili i fori per l’alloggiamento della trave che chiudeva il portale stesso. Ancora sveve sono le porte che danno accesso a tutti questi ambienti, gli antichi portali d’ingresso, quello ovest, scoperto durante i restauri del 1938 e quello est più grande. Un veloce ma doveroso accenno meritano la torre ottagonale di sud – est superstite, importante perché oltre ad essere associata ai simboli imperiali che erano il cerchio, il rettangolo e l’ottagono appunto, insieme alla torre di Enna andrà a costituire una sorta d’anticipazione dell’ottagono di Castel del Monte in provincia di Bari (ricordiamo che la presenza del simbolo dell’ottagono è una costante nella città dei bruzi un esempio per tutti è la chiesa di San Domenico che ha una cappella ottagonale, così come ottagonali sono anche le colonne del chiostro dello stesso complesso monumentale che fu costruito per volere del principe Sanseverino nel 1449 ma sembra sui resti di un’antica struttura, un tempio dedicato a San Matteo, del 1200, guarda caso la stessa epoca di Federico II. L’ottagono è una forma geometrica fortemente simbolica: si tratta della figura intermedia tra il quadrato, simbolo della terra, e il cerchio, che rappresenta l’infinità del cielo. Certamente Federico II conosceva la “magia” del numero otto dal momento che la sua incoronazione a re dei romani avvenne nella cappella palatina di Aquisgrana, un tempio a pianta ottagonale e per di più la corona che gli venne imposta era anch’essa ottagonale. L’otto é un simbolo di rinascita, di resurrezione, di avvicinamento alla perfezione, usato in tanti edifici anche sacri). Nel corso dei secoli del Castello “Normanno-Svevo” di Cosenza si sono occupati numerosi esperti che hanno effettuato studi per cogliere le molteplici sfaccettature di una fortezza che tanto affascina quanto rimane, per certi versi, avvolta da un alone di mistero. Tra le numerose analisi quella “archeoastronomica” realizzata da Adriano Gaspani e Gisella Puterio, trascina il castello in una fiumana di un fascino mistico e senza tempo. I due studiosi pongono l’accento sull’interesse verso l’astronomia che nutriva quel popolo dei Bretti a cui molti fanno risalire l’origine della motta. Un’attenzione che viene testimoniata dalle monete rinvenute nelle necropoli della zona, quali quella di Muoio, sulle quali compaiono simboli stellari e immagini della falce lunare. Il castello di Cosenza sorge su una motta di forma rettangolare posta sulla sommità del colle Pancrazio. Per i due studiosi l’orientazione della motta è astronomicamente significativa. In base ad una serie di indagini effettuate, che non stiamo a riportare in questa sede, sono arrivati alla conclusione che la posizione della motta fu presumibilmente ottenuta utilizzando le stelle. La motta rimase verosimilmente intatta sul colle Pancrazio fino all’edificazione del castello da parte dei Normanni, anche se la prima notizia esplicita della sua esistenza riporta al 1239, quindi già in epoca sveva, nel momento in cui il fortilizio viene ad essere occupato e ristrutturato da Federico II. Il castello fu adattato bene sia alla motta che al suo allineamento. L’orientazione della motta certamente condizionò quella del castello anche se non era strettamente necessario mantenerla invariata, il terrapieno poteva essere modificato in funzione della nuova costruzione, ma ciò non avvenne. I Normanni, infatti, avevano l’abitudine di orientare le loro costruzioni lungo le direzioni cardinali astronomiche secondo la vecchia tradizione vichinga, ben evidenziata nelle orientazioni dei “trelleborger” scandinavi, cioè le loro caserme, abitudine che rimase invariata anche dopo negli stanziamenti in Italia Meridionale. Per i Normanni era naturale che il manufatto difensivo fosse orientato lungo la linea meridiana, quindi non ci fu alcun bisogno di modificare la struttura della motta. Il castello venne ristrutturato da Federico II il quale fece aggiungere le due torri ottagonali lungo il lato meridionale. In questo periodo, consigliere di Federico II era l’astronomo/astrologo e matematico Michele Scoto. Egli contribuì ad introdurre in Italia l’astronomia e l’astrologia islamica, fu molto sensibile alle credenze medioevali relative al simbolismo numerico e alle orientazioni astronomiche con motivazioni simboliche e astrologiche, quindi le due torri dovettero essere a sezione ottagonale per via del simbolismo mistico relativo al numero otto. Degni di nota anche i marchi dei lapicidi presenti in maniera consistente in tutta la struttura che messi a confronto con gli analoghi presenti in altre strutture fortificate dell’epoca, testimoniano come tra il 1225 e il 1260 circa, maestranze specializzate si spostassero da un cantiere all’altro a seguito della corte sveva. È comunque accertata la presenza di una scuola calabrese di maestranze specializzate quindi si potrebbe ipotizzare nella costruzione del fortilizio un affiancamento delle une con le altre. Infine svevi sono i sotterranei che univano le due torri quadrate di nord. Nel 1268 il castello cadde in mano angioina. Gli elementi angioini presenti all’interno della struttura consistono nel corridoio d’ingresso dalle strette volte archiacute poggianti su mensole dai capitelli decorati a grandi foglie longilinee e la cui chiave d’arco è a sezione anulare con incisi i gigli di Francia. Successivamente al castello furono apportati una serie di abbellimenti per ospitare Luigi III d’Angiò che vi soggiornò con la moglie Margherita di Savoia. Dopo una serie di lunghe e cruente lotte per la successione al trono il castello passò in mano aragonese, in questo periodo si effettuarono lavori che potremmo definire di “straordinaria manutenzione”. Le riparazioni riguardarono soprattutto apprestamenti di carattere militare fu rifatta la torre esterna o rivellino. I vari interventi edilizi degli aragonesi non apportarono modifiche sostanziali alla struttura, l’unica attestazione certa del dominio aragonese è data dallo stemma che sormonta il portale maggiore di est. Dal 1458 al 1461 il castello fu adibito a zecca per lo stato. Nel 1500 il castello viene citato tra i più efficienti del regno, fu riportato alla sua funzione primaria di edificio militare. Sono inoltre presenti numerose rappresentazioni grafiche del castello: la prima, in ordine di tempo, è quella del frate agostiniano Angelo Rocca, appassionato di rappresentazioni dei tessuti urbani, illustra la città situata all’incontro dei due fiumi e sulla sommità della quale è chiaramente rappresentato il castello (1583-1584); altra rappresentazione è il disegno e la relazione di Padre Giovanni Camerota risalente al 1595 in cui è illustrata la facciata est del castello con uno stile semplice ma accurato nel quale appaiono evidenti la torre ottagonale, la torre quadrata, le monofore (elementi ancora esistenti) mentre le merlature, che univano tutta la cortina, chiaramente evidenti nel disegno, crollarono o furono demolite. Terzo importante documento iconografico è la stampa dell’abate Pacichelli datato 1693 il castello sarebbe nel periodo della visita dell’abate in piena funzionalità, vista la rappresentazione della bandiera spiegata in cima al castello; ultima attestazione è un atto un po’ più tardo del castello, un contratto del 1695 con il quale la badessa del monastero di Gesù e Maria stabiliva un contratto d’affitto di un terreno adiacente al castello, e presenta al suo interno la planimetria della zona, visibile il portale d’ingresso ad est. I movimenti tellurici rovinarono molte parti del castello nel 1640 crollò la torre maggiore di nord-ovest e nel 1656 un fulmine colpì la torre ottagonale di sud – ovest facendola esplodere il che lascia presumere che in quel periodo la stessa veniva utilizzata come polveriera. Da qui inizia il periodo di decadenza almeno nella sua funzione originaria infatti intorno al 1750 Monsignor Galeota pensò di utilizzarlo come sede estiva dell’episcopio e dell’arcivescovato. I lavori per il riadattamento comprendevano una struttura a tre piani per ospitare le stanze dei seminaristi realizzata all’interno del cortile, un chiostro e una scala in calcare locale che conduceva ai piani superiori. Ulteriori modifiche furono apportate dall’arcivescovo Francone, fu realizzata la costruzione del porticato fra le due torri settentrionali, murato l’ingresso originario alla struttura e ricavato uno al centro sormontato dallo stemma dello stesso arcivescovo. Ai primi dell’ottocento risalgono invece i due bastioni posti sul lato ovest. Il racconto degli ultimi cento anni del maniero bruzio si risolve in un triste elenco di distruzioni avvenute a causa dei numerosi terremoti che lo hanno ridotto a rudere e a “semplice” monumento, infatti, nell’ultimo secolo la struttura ha cessato qualsiasi funzione sia di tipo militare che d’altro utilizzo. Il sisma del 4 ottobre 1870, con epicentro a Cosenza, danneggiò gravemente il castello che con la legge speciale del 4 febbraio 1887 divenne proprietà del comune. Nel 1905 un nuovo fortissimo terremoto continuò ad aggravarne la situazione già di per se critica, da allora, fino al 1927, rimase in stato di completo abbandono. Nel corso del ‘900 fu sottoposto a vari restauri parziali più volte interrotti. Nel 1940 si realizzò il restauro del “Salone del Ricevimento”. Nel 1952 vi furono lavori di sottofondazione e pavimentazione e il ripristino della copertura della “Sala delle Armi”. Nel 1953 furono portati a termine lavori di consolidamento dell’ala est. Nel 1954 furono ripristinate le feritoie della torre quadrata a nord-ovest, nonché la sistemazione definitiva della cappa e del focolaio del grande camino Svevo. Nel 1963 – 64 si rifece la copertura del salone del primo piano; il restauro della cisterna ubicata nell’ultimo degli ambienti dell’ala est e sempre nella stessa ala fu attuato il rifacimento dei capitelli. Nel 1970 – 1971 si eseguirono i lavori di consolidamento della scarpata sottostante la torre ottagonale, del muro di contenimento a nord, di quello a sud; la riparazione di diverse lesioni ed il restauro di alcuni particolari, tra i quali gli archi della scala settecentesca. Nel 1990 iniziò un intervento di consolidamento della torre di nord – ovest e durante un’operazione di pulitura della facciata, furono scoperte opere in pietra, come i pozzi dove convogliavano le acque piovane realizzati in età federiciana, oltre alcuni cocci di età rinascimentale. Nel 1992, sempre a scopo di consolidamento, si praticarono iniezioni di cemento lungo le pareti esterne della torre di nord– est.
“Ora è lì riposante nelle sue rovine inoperoso ma superbo nella sua millenaria esistenza”.

sabato 12 febbraio 2011

La Madonna del Pilerio, patrona di Cosenza. La storia e il culto

Il termine Pilerio deriva probabilmente da piliero (pilastro)oppure dal greco puleròs (guardiana, custode della porta della Città).
Il culto alla Madonna del Pilerio come Patrona di Cosenza risale alla fine del sec. XVI. Si tramanda che nell'anno 1576, mentre la peste desolava diverse regioni d'Italia, un devoto, in preghiera davanti all'icona della Madonna del Pilerio, si accorse di una macchia simile al bubbone pestifero, presente sul viso dell'Immagine.
Il fenomeno fu constatato dal popolo e dalle autorità ecclesiastiche. La macchia fu considerata come un prodigio e come segno rivelativo della protezione della Madonna per la Città di Cosenza, da lei salvata dalla peste.
Da allora la Vergine del Pilerio divenne la Protettrice della Città. La notizia del segno prodigioso non tardò a divulgarsi e dai paesi vicini iniziò un crescente accorrere di devoti.
I pellegrinaggi continuarono nel tempo e crebbero di numero, tanto che nel 1603, l'arcivescovo Mons. Giovan Battista Costanzo (1591-1617), per meglio favorire l'afflusso dei pellegrini, tolse il quadro dal luogo dove si trovava e lo collocò prima su uno dei pilastri della navata centrale del Duomo, poi sull'altare maggiore ed infine nel 1607 nella cappella appositamente costruita, dedicata alla Vergine e dove ancora oggi si venera.
Il 17 aprile 1607, su richiesta unanime dei cosentini, l'arcivescovo mons. Costanzo incoronò la Vergine del Pilerio Regina e Patrona della Città. Nel 1783 un violento terremoto si abbatté su Cosenza. In quella occasione si constatò un altro segno sul viso dell'Immagine del Pilerio. Furono da tutti notate alcune screpolature sulla pittura che poi scomparvero, ma non del tutto, una volta passato il flagello. Il 6 luglio 1798 si stabiliva la celebrazione della sua festa il giorno 8 settembre di ogni anno. Il 12 giugno 1836 l'arcivescovo mons. Lorenzo Puntillo (1833-1873) fece una seconda incoronazione con due corone d'oro e di gemme di gran valore. In seguito al terribile terremoto del 12 febbraio 1854 i cosentini chiesero e, l'11 gennaio 1855, ottennero dall'autorità ecclesiastica l'istituzione di una seconda festa, detta del patrocinio, in onore della Vergine del Pilerio, da celebrarsi ogni anno il 12 febbraio. Il 1922 avvenne una terza incoronazione, autorizzata dal Capitolo Vaticano con decreto del 4 maggio 1922 e a celebrarla fu lo stesso arcivescovo mons. Trussoni (1912-1933), che pose sul capo della Beatissima Vergine l'aurea preziosa corona. Durante la seconda guerra mondiale si ebbero a Cosenza due bombardamenti, che spopolarono la Città: il 12 aprile ed il 28 agosto 1943.
Per iniziativa dell'arcivescovo mons. Aniello Calcara (1941-1961) il 6 settembre 1943 il quadro della Madonna fu portato nel Convento dei Padri Minori di Pietrafitta.
L'anno 1948 fu caratterizzato dalla Peregrinatio Mariae, voluta e incoraggiata da mons. Aniello Calcara come preparazione remota al Congresso Mariano, programmato per il 1951, allo scopo di ravvivare ed accrescere sempre più la vera devozione alla Gran Madre di Dio e Madre nostra. Il Duomo di Cosenza fu ininterrottamente meta di molti e numerosi pellegrinaggi.
Il 20 febbraio 1980 si ebbe a Cosenza un forte terremoto che seminò il panico tra la popolazione. In quella circostanza i cosentini, che trovarono, ancora una volta, nella Madonna del Pilerio rifugio e conforto, chiesero e ottennero da mons. Augusto Lauro, amministratore apostolico della Diocesi, una processione, preceduta da un triduo di preparazione. Il 10 maggio 1981 l'arcivescovo mons. Dino Trabalzini ha elevato a santuario della Vergine SS. del Pilerio il monumentale Duomo di Cosenza. Il 6 ottobre 1984 la Cattedrale di Cosenza è stata visitata da S.S. Giovanni Paolo II. La visita del Papa, la cui devozione filiale alla Madonna contraddistingue il suo pontificato, ha costituito per il popolo Cosentino e per la Calabria tutta una occasione preziosa per rinvigorire la fede e trovare nuovo slancio e fervore anche nella devozione alla Vergine Santa. Il 10 ottobre 1988, durante la celebrazione di chiusura dell'Anno Mariano, mons.
Dino Trabalzini ha proclamato la Madonna del Pilerio Patrona principale della Diocesi di Cosenza - Bisignano e ha confermato il titolo di Patrona della Città di Cosenza. In questa stessa circostanza la Cattedrale (già per sé santuario) è stata eretta a Santuario diocesano. Il 1996 la Cattedrale è stata insignita del premio Calabria Mariana, insieme ai santuari mariani più importanti delle altre diocesi calabresi.



L'icona della Madonna del Pilerio è una insigne espressione di questa particolare forma artistica. L'iscrizione in latino dice chiaramente che non è un'icona arrivata dall'oriente, ma eseguita in ambito mediterraneo occidentale. L'icona nel corso dei secoli ha subìto vari danni ed è stata oggetto di rimaneggiamenti fino ad essere ridipinta. E' stata poi riportata alla bellezza originale nel 1976-77. L'icona si caratterizza per il Bambino che viene nutrito dal seno della Madre e dal velo rosso che elegantemente scende sul capo della Vergine. Nell'iconografia orientale l'icona della Vergine che nutre al seno il Figlio viene detta Galaktotrophousa. L'icona della Madonna del Pilerio è, dunque, primariamente, una icona Galaktotrophousa. Il velo rosso che dalla testa scende con eleganza sulla spalla sinistra caratterizza mafòrion (manto) della Vergine del Pilerio. Questo particolare la avvicina alla Vergine del monastero di Kikko a Cipro, detta la Kikkotissa. Molti altri particolari pittorici esprimono una straordinaria ricchezza di rimandi dottrinali che impreziosiscono l'icona della Madonna del Pilerio, "quasi da renderla un compendio del Nuovo Testamento". Il colore rosso è simbolo della divinità. Nella Icona è significato dalla parte del velo (maforion) che copre il capo della Vergine-Madre di Dio (Theotòkos così chiamata perché ha generato il Cristo: Figlio di Dio. I colori bleu e marrone del vestito della Vergine - Madre di Dio rappresentano la sua umanità di creatura di Dio. Le tre stelline poste sul cava e sulle spalle della Vergine- Madre di Dio vorrebbero indicare la sua perpetua verginità : prima, durante e dopo la nascita di Gesù divino Redentore dell'umanità. Oppure potrebbero anche significare che l'Economia della salvezza del genere umano è opera congiunta del Padre del Figlio e dello Spirito Santo:- la SS. Trinità. L'aureola intorno al capo della Vergine - Madre di Dio, formata da medaglioni dorati, indica che a Lei fanno corona gli 11 Apostoli , di cui è Regina, che attese nel Cenacolo di Gerusalemme l'effusione dello Spirito Santo il giorno di Pentecoste, secondo la promessa di Gesù prima di ascendere al Cielo. Il nastro color rosso che cinge il corpo nudo del Bambino Gesù che poppa in braccio alla Madre divina indica la natura divina del Figlio di Dio, incarnatosi per la redenzione degli uomini. Il doppio corpo che presenta il corpo del Bambino Gesù, sta ad indicare la duplice natura di Cristo: la natura divina e la natura umana, unite nell'unica Persona del Verbo: il Figlio eterno di Dio. L'aureola con in mezzo il segno di Croce posta dietro il suo capo sta ad indicare la sua immolazione sulla croce. E' da osservare lo sguardo del Bambino che poppa in seno alla Madre e quella della Vergine sguardo meditabondo, rivolto quasi nel vuoto, fisso, si direbbe, nel futuro e quindi alla fine dolorosa del divino suo Figlio.

venerdì 11 febbraio 2011

Cosa fare dell'edificio della Banca d'Italia? Dalla commissione cultura del Comune di Cosenza fuoriesce l'ipotesi di un casinò...

Il dibattito che in questi giorni tiene banco in città, relativamente al futuro utilizzo del palazzo attualmente chiuso di proprietà Banca d’Italia, è soprattutto la conferma di come, mancando un progetto di sviluppo per il territorio, ogni occasione fortunata, e ne abbiamo avute tante, possa andare persa. Si fa strada, per esempio, la proposta di utilizzare la struttura come sede di una sala da gioco/ casinò.

Se da un lato quest’ipotesi risolve il problema della conduzione della struttura e delle finanze del Comune (ipotesi pero' non molto legata ai lavori di una commissione cultura) entrambi certamente non trascurabili, dall’altro appare evidente che i benefici economici derivanti da questo tipo di operazione sarebbero a vantaggio esclusivo dei gestori. Inoltre si rischierebbe di incentivare, in un momento di crisi economica, il gioco e le scommesse che spesso disastrano molte persone. In sintesi, oltre alla creazione di qualche posto di lavoro e alla reale possibilità che un casinò venga utilizzato anche per riciclo di denaro, non si intravedono ricadute positive in senso esteso. Comprendere ciò che un palazzo così bello e così ben posizionato (significativo l'intreccio e i collegamenti tra zona antica, moderna e contemporanea che esso rappresenta) debba diventare (in mancanza di un progetto di sviluppo del territorio, costruito in modo analitico, sfruttandone le potenzialità), è solo un esercizio di fantasia, perché poco cambia che sia casinò, scuola di restauro delle bambole o museo dei giochi tradizionali, se manca una rete di sinergie che lo giustifichi e lo supporti. Del resto, la città è già ricchissima di palazzi inutilizzati. Noi segnaliamo l'opportunità di coinvolgere l'assessorato regionale alla cooperazione tra i popoli, nonchè le confederazioni artigianali che potrebbero dedicare, previa costituzione di un consorzio acquirente, la struttura ai rapporti col Mediterraneo e alla esposizione delle eccellenze artistiche ed artigianali della Regione. Crediamo, dunque, che l'utilizzo dell'edificio (che pare essere in vendita) possa involgere arte, cultura, sede di rappresentanza e spazi di comunicazione e promozione turistica.

mercoledì 9 febbraio 2011

Tra luoghi dimenticati e nascosti per gli sprechi: il caso dell'ex ricovero Umberto I sul colle Pancrazio.

Nella città di Cosenza si prosegue con il non valorizzare il centro storico. In controtendenza con il resto d'Italia. Nei giorni scorsi (7 e 8 febbraio), abbiamo ricordato a tutti i cittadini, con forza (e per queso ringraziamo tv e giornali), dell'esistenza di un posto dimenticato, ricco di storia e di vicende umane difficili. Una specie di isoletta da triangolo delle Bermuda, come altre ce ne sono a Cosenza.
Uno di quei posti sistemati dai Cappuccini nel '600 in cima ad un colle importante, a dominare la città, poi adibito a ricovero per anziani indigenti.
Tre anni fa avevano presentato in pompa magna un progetto di riqualificazione dell'ex convento dei Cappuccini, poi ricovero Umberto I, sito nei pressi del Castello Svevo, dal 1880 destinato ad accogliere anziani. Anziani che sul finire degli anni '80 in molti si ricordano essere rimasti in pochi e trattati malissimo. Dalla Provincia di Cosenza, i nostri amministratori, proclamarono nel 2008 di voler destinare a master post-universitari il complesso.
La struttura vive oggi nel degrado più totale, tra siringhe, erbacce e rifiuti, mentre in alcune notti dell'anno gode visite di alcune persone dedite a non ben specificate celebrazioni.
Abbiamo chiesto pubblicamente che Comune e Provincia mandino a dare un'occhiata, almeno per recintare bene l'area ed il complesso. Che riprovino con serietà e fuori dalle parate pubblicitarie a rilanciare la zona.
Ad avviso del nostro movimento civico l'area deve essere ricondotta ad un utilizzo sociale e di solidarietà, evitando ulteriori proclami ed ulteriori spese per avviamento di lavori mai completati. E' un complesso storico, che gode di una posizione e di un panorama meravigliosi, ideale per diversi tipi di attività, pubblica o privata.
Si è trattato, fino ad oggi, di soldi pubblici investiti per avviare le solite opere che poi marciscono nel dimenticatoio. Forse con la connivenza di qualche amministratore, forse per lotte intestine volte al predominio spartitorio, che non trovano mediazione.
Nel 2008, ribadiamo, si proclamava che la zona e la struttura dovevano essere adibite a progetti di ristrutturazione e riqualificazione per diventare sede di svolgimento di master post-universitari, di ricerche nel settore socio-sanitario o scientifico e tecnico o eventi coerenti di aggregazione anche e soprattutto allo scopo di contribuire alla rivitalizzazione del centro storico cittadino.
Al momento tutto tace, nel silenzio, nel degrado.