La situazione del campo Rom sulla sponda del Crati, insediamento non autorizzato nè regolarizzato, è da diversi anni distratta dalle dovute attenzioni e cautele da parte del Comune e della Provincia di Cosenza. Ci risulta che le condizioni di vita dei numerosi bambini e delle famiglie più numerose, a parte il pregevole contributo di alcune associazioni poco ascoltate, non siano, nei fatti, migliorate. Parlare di scolarizzazione dei bambini, ovviamente, non risolve che in piccola parte il degrado e le pessime condizioni ambientali che tutti sembriamo tollerare. E' lecito chiedersi, allora, se le amministrazioni in carica siano capaci di risolvere o effettuare inverventi concreti su questa "ferita aperta", composta da 360 anime, oppure se non sia il caso di inserire concretamente nei programmi politici di chi pensa solo alla propria candidatura proposte sostenibili e ipotesi di progetto credibili. Intanto, si permette che a pochi metri dal "mondo civile" si viva al limite dell'umana sopportazione, si ignora che proprio da lì si potrebbe iniziare a risanare, ad integrare. Li' si comincia a fare cultura,(si invogliano queste persone a capire che sono visti come uomini,non come oggetti), lì si inizia a fare sicurezza (si evita che la disperazione prenda il sopravvento), lì si iniziano a tratteggiare i contorni di quella "città europea" che nei fatti è solo uno slogan da quasi 10 anni. I ROM sono stati sempre al centro di progetti, proposte, interventi. Solo cartacei però, nessuno di chi ne ha parlato era nella sede dell'associazione Stella Cometa a servire pasti e vestiti. Nessuno di chi ha promesso, al solito ha mantenuto. Si aspetta e ci si indigna al prossimo fatto di cronaca. In fondo il rapporto che il sopracitato "mondo civile" hai coi rom è quello che si ha con queste anime perse ai semafori. Non vorremmo che qualcuno offendesse i propri nobili occhi alla vista di quella realtà. Che insieme al MAB ed al cosenza calcio, insieme ai caffè culturali ed ai capidanno, fa parte della nostra città. Da Comune e Provincia, in questi anni, abbiamo poco percepito la capacità di utilizzare e canalizzare al meglio i fondi comunitari, nonostante alcuni specifici progetti della UE avrebbero consentito, ad esempio, una bonifica dell'area, una messa in sicurezza e l'acquisto di roulotte provvisoriamente occupabili dalle famiglie in più gravi condizioni. Alcuni progetti sono stati invece ben finanziati dal Comune di Cosenza, per cui è altresì lecito verificare se i risultati ottenuti vadano oltre la funzione di semplice palliativo. Ogni discorso sull'integrazione, sulla paventata ghettizzazione, sugli interventi della Procura, risulta, ormai da lungo tempo, infruttuoso
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