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Registrato e pubblicato il 4/01/2011

martedì 23 agosto 2011

ABBIAMO DIMENTICATO FEDERICO II ?


Nella complessiva rivalutazione del patrimonio storico e artistico della città, non possiamo non prevedere, con un ruolo di primissimo piano, la figura di Federico II di Svevia imperatore.
Nell'occasione dell'imminente (così speriamo) completamento dei lavori di restauro del Castello Svevo, potremmo ridare luce e vigore a tutti i segni, importantissimi, che lo "stupor mundi" ha lasciato in Cosenza, così offrendoli a un pubblico più vasto.
Sarebbe interessante renderci protagonisti nel ricostruire la valenza delle tracce e delle testimonianze di un personaggio cruciale nella storia europea, che peraltro ha avuto un legame notevole con la città.
Se non fosse per i lasciti più vistosi di Federico (rifacimento del Duomo e del Castello, stauroteca in oro), pare che dalle nostre parti non vi siano o non si conoscano una piazza o un momento a lui dedicati. Una prima proposta potrebbe incentrarsi su un concorso rivolto ad artigiani e artisti locali, per la realizzazione di una scultura da sistemare, magari, nei pressi del Castello Svevo.
Una risposta semplice alla storia, che tangibilmente si può rivolgere ai posteri. Nel convegno che il circolo culturale Re Alarico sta organizzando per il mese di settembre, inoltre, si vorrà dare spazio a tutte le idee rivolte ad una efficace "riscoperta" dell'imperatore discendente dei Normanni e di tutti i percorsi culturali possibili da riprendere in suo nome, rinvenibili nella miriade di interventi che in tutti i campi l'azione di Federico ha tracciato.
Non da ultimo, l'importanza dell'incontro con le diversità storiche e sociali del Mediterraneo, altro aspetto di cui la città di Cosenza dovrebbe e potrebbe cogliere l'opportunità in ambito europeo, nell'avvio di nuove e più consistenti politiche culturali.
Avendo anticipato l'idea al sindaco Occhiuto e cogliendo quotidianamente la sua sensibilità per i temi culturali, c'è da augurarsi che anche nel nome di Federico Cosenza possa ritrovare la strada per recuperare identità e attrattiva in ambito nazionale.

sabato 20 agosto 2011

A proposito Sud, giovani e rivoluzione: un 20 agosto di molti anni fa



Correva l'anno 1799, il 20 agosto. 
In  una gremita piazza del Mercato, in Napoli, si dava esecuzione alla  condanna a morte di Eleonora de Fonseca Pimentel, personaggio chiave della breve quanto importante esperienza della Repubblica napoletana. Vale la pena di ricordare quella figura per motivi diversi, in particolar modo per il suo essere raro (e forse unico) esempio di giornalista donna con ruolo da protagonista, in un Sud da secoli spento per mano di monarchie assolutistiche e regimi feudali. Fondatrice e praticamente unica compilatrice del "Monitore napoletano", organo di stampa del periodo della rivoluzione del 1799, riuscì con disinvoltura a trattare tutti gli scottanti temi dell'epoca, tutte le necessità di un rinnovamento politico all'insegna delle libertà costituzionali. 
Si trattava del primo foglio politico merdionale, che si rifaceva alle esperienze da poco avviate da altri intellettuali e patrioti attivi nelle repubbliche cisalpine (tra cui il cosentino Francesco Saverio Salfi, direttore de il "Termometro politico della Lombardia" ).
Appassionata e fervente osservatrice delle cose del suo popolo, ispirata dai temi della libertà e della repubblica, Eleonora portò avanti il suo giornale nei convulsi mesi della breve esperienza repubblicana, finchè la sua stessa passione le costò la vita. “ Non distrazioni, non discorsi di letteratura o astratte discettazioni. Il Monitore va rapido e diritto, tutto assorto nelle questioni essenziali ed esistenziali che si affollarono in quei pochi mesi, i quali per intensità di vita valsero parecchi anni", ricorda Benedetto Croce.
Vale un ricordo - quella figura di letterata, intellettuale e patriota - anche  nel 150° dell'Unità nazionale, perchè innegabile, e da poco storicamente rivalutato, fu il ruolo di quel febbrile esempio italiano di incontro fra patrioti, artisti, letterati, studenti universitari e aristocratici di tutta la Penisola, che guardarono con ardore e tanto sperarono nell'esempio di Napoli.
A Napoli ci si ritrovava nel dare vita spirituale e morale ad un concetto di patria rivolto ad un'Italia una e indivisibile. Esempio  poi capace, per la risonanza che ebbe, di colpire mortalmente gli assolutismi o comunque di favorire ovunque riforme costituzionali, per l'attivismo dei patrioti che sfuggirono alla repressione seguita alla capitolazione.
Soltanto pochi mesi di vita repubblicana, che però segnarono la frattura indelebile e la macroscopica divergenza d'intenti tra la migliore classe d'intellettuali meridionali e il potere governativo.
Frattura che forse si fa avvertire in una modernità sempre più spenta e ripiegata su se stessa. La repressione, al ritorno dei borboni, fu spietata: la classe colta meridionale fu impiccata, si disse. Mentre il legame tra potere monarchico e plebe, "popolo basso" e lazzari, caratterizzò gli anni a venire, contaminando non poco  il concetto che al Nord si ebbe di "masse" merdionali,  tra brigantume legalizzato e "realista" e brigantaggio fuorilegge.
Fu uno dei momenti  che più gravemente ha segnato la nostra storia, marcandola  nella famigerata "questione merdionale".
Quel 20 agosto, nel culmine della repressione seguita al ritorno del re borbone, i patrioti della Repubblica napoletana venivano cercati, inseguiti, stanati e giustiziati a migliaia:  fu uno dei giorni più macambri, tra i mesi che seguirono fatti di vendetta e di orrori. Furono impiccati diversi repubblicani calabresi (tra cui il cosentino Domenico Bisceglia, avvocato e membro del governo provvisorio della Repubblica); e molti calabresi si distinsero per il furore della reazione, per l'adesione alla "cristianissima armata" messa al seguito del "cardinale" Fabrizio Ruffo (di San Lucido), fedele servitore del re Ferdinando.
Eleonora, la rivoluzionaria, la giornalista, la martire, fu lasciata penzolare dalla forca per un giorno intero, svestita, esposta al pubblico ludibrio. La sua casa, in Salita Sant'Anna di Palazzo, 29, una traversa di Via Chiaia, fu la sede del Monitore napoletano : soltanto nel 1999 il Comune di Napoli vi appose una targa alla memoria.
Cosenza ebbe piantato il suo albero della libertà (simbolo dei repubblicani) di fronte il Palazzo Arnone, dove poi gli stessi patrioti cosentini furono giustiziati.


domenica 14 agosto 2011

Esempi di spreco e devalorizzazione sotto i nostri occhi: torniamo sull'ex Umberto I

Uno dei tesori nascosti che abbiamo l'obbligo di recuperare e rendere fruibile dal punto di vista turistico e culturale. Oppure utilizzare per spazi sociali e di accoglienza.
Il complesso dell'ex Umberto I sito nei pressi del Castello Svevo ( su cui CalabriaOra si soffermava in un approfondimento di qualche giorno fa) continua dalla sua invidiabile posizione ad ammonirci sulla progressiva perdita di identità subita dal capoluogo bruzio.
Non possiamo non insistere sullo strano silenzio che avvolge le amministrazioni locali riguardo quella struttura ed i relativi lavori di recupero iniziati anni fa e mai completati. A meno di non voler chiedere a qualche regista horror di girarvi i suoi films, è lecito pretendere delle risposte precise e concludenti.
In una città che vuole definirsi moderna e sostenibile non possono esistere strazi di quel genere, fatti di degrado e di poca trasparenza verso i cittadini.
L'abbiamo già pubblicamente chiesto mesi fa, attraverso tv e giornali, ci siamo recati all'interno di quella struttura e visto con i nostri occhi; ma ora vorremo davvero sapere cosa intendono fare, Comune e Provincia, di quel complesso, e quanti soldi vi sono già stati inutilmente e forse malamente investiti. Pretendere soluzioni immediate è impossibile, ma comprendere quali progetti e obiettivi sono messi in cantiere oltre le chiacchiere è doveroso.
La Calabria, protagonista in Italia per le opere incompiute e l'abbandono di siti storici come quello, deve intraprendere una strada diversa sul suo patrimonio artistico-culturale, deve puntare con professionalità e linfa giovanile sulla sua storia, sulle tradizioni e sulle testimonianze di un passato formato da culture diverse, da lasciti maestosi di imperi, regni e personaggi di rilievo internazionale. La Calabria non è solo mare e monti.
E' una delle sfide che ci impone una modernità basata sul consumismo e sui privilegi di pochi, mentre la crisi in tutti i settori impone di valorizzare al massimo l'esistente e ridare consistenza ad un tessuto sociale disgregato, in cui le nuove generazioni hanno poche possibilità. Peraltro il numero dei beni culturali pubblici in pericolo è in tutta Italia elevatissimo. Ma altrove si cerca al meglio di stimolare e coinvolgere, ad esempio, i privati, con cessioni finalizzate e creazione di attrattiva turistica. La nuova giunta comunale sta affrontando con determinazione numerosi problemi atavici che affliggono Cosenza, tra i quali vorremmo si inserisse quella ferita aperta che domina la città e la nostra coscienza. Michele Arnoni
(un video che riprende le nostre segnalazioni : http://www.youtube.com/watch?v=OYoeW6UDJp8)


(il chiostro dell'ex convento, poi ricovero per anziani)

martedì 2 agosto 2011

La demolizione dell'ex Hotel Jolly e l'identità storica. Anche il Soprintendente BSAE Calabria insiste su un piano complessivo di recupero

L'ampio dibattito avviato in città sulla demolizione dell'ex albergo Jolly, e quindi su un recupero di prospettiva, valore storico e identità per la parte antica di Cosenza, sarà sempre più incisivo e concludente laddove emergano con chiarezza i criteri e le linee guida di un progetto vasto e definitivo, da approvare con un ampio apporto politico e culturale. Noi lo sosteniamo da tempo e con determinazione andiamo chiedendo un dibattito ampio e partecipato sul tema. 
La politica cittadina, di oggi e di domani, deve avere il coraggio di vincolarsi gradualmente a una serie di interventi programmati, che partano dalle emergenze manutentive, fino ad arrivare agli aspetti prettamente estetici. A nostro avviso deve emergere chiaramente, soprattutto in seno al consiglio comunale, la volontà politica di assegnare un ruolo guida e propulsivo all'abitato storico, ai suoi monumenti, ai suoi angoli preziosi. Un ruolo guida che in pochi anni porti il cuore antico di Cosenza al centro di un'area urbana fondata sulla cultura e sull'identità storica.
Quanto affermato in un'intervista resa ad un quotidiano locale dal Soprintendente BSAE Calabria, dottor Fabio De Chirico, è totalmente condivisibile, perchè gli interventi e i suggerimenti tecnici, estetici e scientifici, non possono non avere a monte una guida politica di ampie vedute e di lungo termine. Il Soprintendente, parlando di progetto complessivo di valorizzazione, che segua all'eliminazione delle brutture, non fa che confermare la necessità di una collaborazione ampia sul futuro da assegnare ai luoghi storici. Dopo la pausa estiva, chiederemo formalmente al presidente del Consiglio comunale, dottor Luca Morrone, di stimolare un dibattito complessivo e partecipato sull'approvazione di uno specifico piano di recupero dedicato allla parte storica di Cosenza. Il forte impulso dato dal sindaco Occhiuto troverà di certo una collaborazione serena e concludente in tutte le forze politiche, nelle istituzioni, nelle associazioni e magari in tutti coloro che vivono quotidianamente gli angoli storici, visibili e meno visibili, di Cosenza.
l'intervista a Fabio De Chirico
una veduta dell'ex hotel jolly, oggi sede aterp