L'evoluzione storica dello spazio verde diventa filo conduttore con il quale è descritta la storia stessa delle città. Per cui possiamo ammettere che sussiste o dovrebbe sussistere un legame imprescindibile tra città e il suo verde. Quel verde urbano che è uno degli elementi principali volti miglioramento della qualità di vita dei cittadini, essendo di fondamentale importanza nel quadro della generale sostenibilità. La gestione di questa importante componente naturale, sempre più sentita, cresce in proporzione al cambiamento delle abitudini, protratte e predisposte verso stili di vita di qualità e benessere capaci di influire su tutte le fasce di popolazione, attraverso esperienze dirette vissute nella propria città.
Se consideriamo i metri quadrati di verde urbano disponibili per ogni cittadino, nei capoluoghi di provincia Italiani (elaborazione openpolis su dati Istat) si scopre: Matera 990,47 metri quadrati per abitante, al primo posto, seguita da Trento (399,61 mq), Sondrio (316,94 mq) e Potenza (190,95 mq). I capoluoghi con meno disponibilità di verde urbano sono le città calabresi con Crotone all'ultimo posto con solo 3,46 metri quadrati per abitante.
Lo sviluppo del verde urbano è regolamentato dalla legge 10/2013, normativa che prevede per lo Stato un ruolo di monitoraggio e pianificazione a livello nazionale, mentre a Regioni, Province e Comuni affida funzioni più operative di pianificazione. Il verde pubblico è fattore non sopprimibile nella gestione dei piani urbanistici.
I Comuni devono pertanto destinare una parte del loro bilancio alla manutenzione del verde urbano: spesa inclusa nella voce di "tutela, valorizzazione e recupero ambientale".
A tal proposito, sarebbe interessante vedere cosa dicono i bilanci sulla spesa del Comune per la valorizzazione e il recupero del verde. In diverse occasioni sembra che si insista con pratiche topiarie completamente fuori controllo e prive di ratio, che vanno nella direzione diametralmente opposta alle succitate finalità, confermando i dati ISTAT non solo sulla quantità del verde pro capite, ma anche sulla qualità.
Cosenza, con il suo sviluppo urbanistico, ha sempre dimostrato in passato una certa sensibilità verso il verde pubblico, inteso principalmente come corredo urbano. Un po' meno la cultura verso parchi e giardini propriamente detti, trend che ha avuto un timido cambio di rotta in tempi più recenti, ma ben lontano da altre realtà simili. Comunque si è sempre potuto godere, con un certo orgoglio, della gradevolezza di vie e viali alberati, dove le policromie delle chiome hanno regalato gradevolezza al passeggio all'ombra delle fronde, oltre a piacevoli giochi di colori e contrasti, non casuali, mirati e caratterizzanti i quartieri.
Cosa sarebbe via Roma senza i suoi Lecci? Oppure, le limitrofe traverse contraddistinte dal rosa delle chiome fiorite del Prunus di via Parisio e via Palatucci , o Corso Luigi Fera, che anticipano temerarie l'arrivo della primavera, regalando, poi, un rosso intenso ? Cosa dire dei colorati fiori degli Oleandri di via Rodotà e via Simonetta, o i colorati Solanum di via Isonzo, il verde variegato dei Ligustrum di via Medaglie D'oro, i profumati tigli di via Alimena, o le Palme della scalinata di via Calabria? Ciò ad attestazione di quanto l'architettura si sposi, completandosi con il dono, l'eleganza delle alberature, che deve sfuggire alla sola pragmaticità in termini di utilità.
La loro importanza diventa innegabile e accreditata, esemplificandosi nelle proprietà ad esse attribuite nel ridurre di un grado e mezzo la temperatura esterna nelle calde giornate estive. Da ciò, in passato, la ratio di utilizzare nei luoghi interessati da climi caldi, piante che proteggono dalle calure estive, lasciando passare i raggi solari nel periodo invernale.
La nostra città attraversa un momento buio per quanto concerne la gestione del patrimonio verde e dell'ambiente in generale.
Una perenne cantieristica - quella che definisco "eterno non finito" e del "tutto in divenire" - con l'affidamento di tale gerenza a Cooperative che in sostanza operano in autogestione, prive di linee guida, forse nell'assoluta mancanza di competenze dedicate al patrimonio ambientale.
Con tutto il rispetto per il lavoro di chi viene destinato dai rispettivi uffici pubblici, le capitozzature, che in sostanza permettono di potare un albero in circa mezz'ora con personale poco qualificato, (una potatura può richiedere 2-3 ore per albero ), sono concausa del depauperamento dell'alberatura, provocandone, in alcune strade, la quasi totale scomparsa, oltre al desolante scenario, molto lontano dagli scopi che tali operazioni si prefiggono come finalità: decoro urbano, tutela del patrimonio verde, sostenibilità.
Se a questo uniamo l'incuria generalizzata, nonché la subcultura che aleggia, responsabile dei fenomeni di deturpazione a carico di alberi "colpevoli" di coprire insegne e vetrine con le chiome, resta la "catacresi".
I marciapiedi con i vuoti e tronchi secchi sono lasciati decomporre alle intemperie come metafora della caducità del tempo.
Come si è potuto arrivare a tutto ciò? Quale il legame tra passato e il presente? Quale il futuro in questa città?
Forse agli occhi di un profano un "misero" alberello non sembrerebbe potato male, tali descrizioni potrebbero risultare faziose, ma in realtà troncando i suoi rami, chi ha eseguito tale pratica, non ha avuto la minima idea di cosa potesse essere una potatura di ritorno e cosa significhi rapportare la chioma rispettando la tipicità radicolare dell'albero. Alberi d'alto fusto mozzati delle branche laterali senza alcun rispetto della pianta sono veri e propri danni, gravi, inferti. L'esigenza di dare "luce" a vetrine, far lavorare, dipendenti a prescindere, optando per queste inopportune metodiche e non appellandosi ad un criterio professionale, ha sedimentato un modus operandi che non stimola la logica lasciando danni visibili nella città.
Occorre promuovere maggiore sensibilità verso i nostri parchi e le aree dove sopravvivono anche minime isole verdi: un solo albero ben tenuto può qualificare un intero quartiere.
E' necessario che l'amministrazione comunale si avvalga, in materie delicate come quella del verde pubblico, di competenze specifiche e qualificate, anche in partenariato con altri enti pubblici.
Piero Dramisino
direttivo L'Atene della Calabria