Nella convinzione che recupero e riqualificazione dell'abitato storico del capoluogo costituiscano fattori imprescindibili per lo sviluppo dell'intera area urbana, e viste le pesanti e note criticità - ancora oggi evidenziate da cittadini e cronisti - non può sottacersi che, insieme a una guida illuminata e scientificamente attrezzata, pur messa in campo con ottimi propositi dall'amministrazione comunale, il substrato partecipativo con intenti risolutori e linfa propositiva - elementi che forse appartengono alla sfera di un'accresciuta e condivisa sensibilità politica - stentano nella nostra città a decollare. I grandi interventi e la maturazione delle scelte da praticare a favore di interi quartieri ed imponenti pezzi di storia, tra vincoli e regolamentazioni sui beni culturali, continua a rendere indispensabile, in particolare per Cosenza, una discussione ampia, di alto profilo politico e programmatico. Una discussione che coinvolga enti locali e istituzioni culturali di tutta la provincia.
Fondamentale, dunque, continua a rimanere la delineazione e poi l'approvazione di un Piano generale di recupero che passi da un'approfondita discussione in Consiglio comunale.
La questione non è quella di dare risposte immediatamente risolutive, ma di struttrare un "pacchetto" di regole, di delineare una strada precisa che fissi normativamente percorso ed obiettivi da perseguire. In poche parole, la volontà dell'amministrazione, quella desumibile da atti amministrativi e decisioni approvate ufficialmente, dovrebbe potersi finalmente verificare da vincoli di impegno e linee programmatiche definitive sull'argomento.
Questo passaggio dedicato alla nostra identità e alle nostre radici, di cui la politica cosentina non gode realmente da quasi un secolo, rilancerebbe di certo il senso della partecipazione di tutti i cittadini, i residenti e gli operatori che vogliono mantenere in vita e aprire davvero all'Europa i quartieri antichi di Cosenza.
Un piano di recupero, dunque, che a fronte della varibilità dei settori di intervento di volta in volta finanziati con contributi statali o comunitari, miri a non consentire la frammentarietà degli interventi comunali, l'insensibilità e la sfiducia degli operatori commerciali, lo spreco di risorse e i facili annunci.
Un piano di recupero che fissi un programma dedicato alla verifica della staticità degli edifici, alla condotta delle acque, all'illuminazione, all' assistenza per i privati che ristrutturano, alla fruibilità delle antichissime istituzioni culturali con una rete diffusa di servizi, alla destinazione definitiva di immobili preziosissimi di carattere storico, alla organizzazione definitiva di mobilità e spazi parcheggio.
L'amministrazione sta operando nel senso di rendere più frequentati e conosciuti alcuni quartieri del centro storico: ma la necessità di darsi delle regole, di tracciare un percorso condiviso che vincoli i cittadini e gli stessi governanti per gli anni a venire, diviene sempre più indifferibile.
Fondamentale, dunque, continua a rimanere la delineazione e poi l'approvazione di un Piano generale di recupero che passi da un'approfondita discussione in Consiglio comunale.
La questione non è quella di dare risposte immediatamente risolutive, ma di struttrare un "pacchetto" di regole, di delineare una strada precisa che fissi normativamente percorso ed obiettivi da perseguire. In poche parole, la volontà dell'amministrazione, quella desumibile da atti amministrativi e decisioni approvate ufficialmente, dovrebbe potersi finalmente verificare da vincoli di impegno e linee programmatiche definitive sull'argomento.
Questo passaggio dedicato alla nostra identità e alle nostre radici, di cui la politica cosentina non gode realmente da quasi un secolo, rilancerebbe di certo il senso della partecipazione di tutti i cittadini, i residenti e gli operatori che vogliono mantenere in vita e aprire davvero all'Europa i quartieri antichi di Cosenza.
Un piano di recupero, dunque, che a fronte della varibilità dei settori di intervento di volta in volta finanziati con contributi statali o comunitari, miri a non consentire la frammentarietà degli interventi comunali, l'insensibilità e la sfiducia degli operatori commerciali, lo spreco di risorse e i facili annunci.
Un piano di recupero che fissi un programma dedicato alla verifica della staticità degli edifici, alla condotta delle acque, all'illuminazione, all' assistenza per i privati che ristrutturano, alla fruibilità delle antichissime istituzioni culturali con una rete diffusa di servizi, alla destinazione definitiva di immobili preziosissimi di carattere storico, alla organizzazione definitiva di mobilità e spazi parcheggio.
L'amministrazione sta operando nel senso di rendere più frequentati e conosciuti alcuni quartieri del centro storico: ma la necessità di darsi delle regole, di tracciare un percorso condiviso che vincoli i cittadini e gli stessi governanti per gli anni a venire, diviene sempre più indifferibile.
Michele Arnoni