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Registrato e pubblicato il 4/01/2011

martedì 22 novembre 2011

Sul centro storico occorre intervenire con un Piano generale di recupero

Nella convinzione che recupero e riqualificazione dell'abitato storico del capoluogo costituiscano fattori imprescindibili per lo sviluppo dell'intera area urbana, e viste le pesanti e note criticità - ancora oggi evidenziate da cittadini e cronisti - non può sottacersi che, insieme a una guida illuminata e scientificamente attrezzata, pur messa in campo con ottimi propositi dall'amministrazione comunale, il substrato partecipativo con intenti risolutori e linfa propositiva - elementi che forse appartengono alla sfera di un'accresciuta e condivisa sensibilità politica - stentano nella nostra città a decollare. I grandi interventi e la maturazione delle scelte da praticare a favore di interi quartieri ed imponenti pezzi di storia, tra vincoli e regolamentazioni sui beni culturali, continua a rendere indispensabile, in particolare per Cosenza, una discussione ampia, di alto profilo politico e programmatico. Una discussione che coinvolga enti locali e istituzioni culturali di tutta la provincia.
Fondamentale, dunque, continua a rimanere la delineazione e poi l'approvazione di un Piano generale di recupero che passi da un'approfondita discussione in Consiglio comunale.
La questione non è quella di dare risposte immediatamente risolutive, ma di struttrare un "pacchetto" di regole, di delineare una strada precisa che fissi normativamente percorso ed obiettivi da perseguire. In poche parole, la volontà dell'amministrazione, quella desumibile da atti amministrativi e decisioni approvate ufficialmente, dovrebbe potersi finalmente verificare da vincoli di impegno e linee programmatiche definitive sull'argomento.
Questo passaggio dedicato alla nostra identità e alle nostre radici, di cui la politica cosentina non gode realmente da quasi un secolo, rilancerebbe di certo il senso della partecipazione di tutti i cittadini, i residenti e gli operatori che vogliono mantenere in vita e aprire davvero all'Europa i quartieri antichi di Cosenza.
Un piano di recupero, dunque, che a fronte della varibilità dei settori di intervento di volta in volta finanziati con contributi statali o comunitari, miri a non consentire la frammentarietà degli interventi comunali, l'insensibilità e la sfiducia degli operatori commerciali, lo spreco di risorse e i facili annunci.
Un piano di recupero che fissi un programma dedicato alla verifica della staticità degli edifici, alla condotta delle acque, all'illuminazione, all' assistenza per i privati che ristrutturano, alla fruibilità delle antichissime istituzioni culturali con una rete diffusa di servizi, alla destinazione definitiva di immobili preziosissimi di carattere storico, alla organizzazione definitiva di mobilità e spazi parcheggio.
L'amministrazione sta operando nel senso di rendere più frequentati e conosciuti alcuni quartieri del centro storico: ma la necessità di darsi delle regole, di tracciare un percorso condiviso che vincoli i cittadini e gli stessi governanti per gli anni a venire, diviene sempre più indifferibile.
Michele Arnoni

martedì 23 agosto 2011

ABBIAMO DIMENTICATO FEDERICO II ?


Nella complessiva rivalutazione del patrimonio storico e artistico della città, non possiamo non prevedere, con un ruolo di primissimo piano, la figura di Federico II di Svevia imperatore.
Nell'occasione dell'imminente (così speriamo) completamento dei lavori di restauro del Castello Svevo, potremmo ridare luce e vigore a tutti i segni, importantissimi, che lo "stupor mundi" ha lasciato in Cosenza, così offrendoli a un pubblico più vasto.
Sarebbe interessante renderci protagonisti nel ricostruire la valenza delle tracce e delle testimonianze di un personaggio cruciale nella storia europea, che peraltro ha avuto un legame notevole con la città.
Se non fosse per i lasciti più vistosi di Federico (rifacimento del Duomo e del Castello, stauroteca in oro), pare che dalle nostre parti non vi siano o non si conoscano una piazza o un momento a lui dedicati. Una prima proposta potrebbe incentrarsi su un concorso rivolto ad artigiani e artisti locali, per la realizzazione di una scultura da sistemare, magari, nei pressi del Castello Svevo.
Una risposta semplice alla storia, che tangibilmente si può rivolgere ai posteri. Nel convegno che il circolo culturale Re Alarico sta organizzando per il mese di settembre, inoltre, si vorrà dare spazio a tutte le idee rivolte ad una efficace "riscoperta" dell'imperatore discendente dei Normanni e di tutti i percorsi culturali possibili da riprendere in suo nome, rinvenibili nella miriade di interventi che in tutti i campi l'azione di Federico ha tracciato.
Non da ultimo, l'importanza dell'incontro con le diversità storiche e sociali del Mediterraneo, altro aspetto di cui la città di Cosenza dovrebbe e potrebbe cogliere l'opportunità in ambito europeo, nell'avvio di nuove e più consistenti politiche culturali.
Avendo anticipato l'idea al sindaco Occhiuto e cogliendo quotidianamente la sua sensibilità per i temi culturali, c'è da augurarsi che anche nel nome di Federico Cosenza possa ritrovare la strada per recuperare identità e attrattiva in ambito nazionale.

sabato 20 agosto 2011

A proposito Sud, giovani e rivoluzione: un 20 agosto di molti anni fa



Correva l'anno 1799, il 20 agosto. 
In  una gremita piazza del Mercato, in Napoli, si dava esecuzione alla  condanna a morte di Eleonora de Fonseca Pimentel, personaggio chiave della breve quanto importante esperienza della Repubblica napoletana. Vale la pena di ricordare quella figura per motivi diversi, in particolar modo per il suo essere raro (e forse unico) esempio di giornalista donna con ruolo da protagonista, in un Sud da secoli spento per mano di monarchie assolutistiche e regimi feudali. Fondatrice e praticamente unica compilatrice del "Monitore napoletano", organo di stampa del periodo della rivoluzione del 1799, riuscì con disinvoltura a trattare tutti gli scottanti temi dell'epoca, tutte le necessità di un rinnovamento politico all'insegna delle libertà costituzionali. 
Si trattava del primo foglio politico merdionale, che si rifaceva alle esperienze da poco avviate da altri intellettuali e patrioti attivi nelle repubbliche cisalpine (tra cui il cosentino Francesco Saverio Salfi, direttore de il "Termometro politico della Lombardia" ).
Appassionata e fervente osservatrice delle cose del suo popolo, ispirata dai temi della libertà e della repubblica, Eleonora portò avanti il suo giornale nei convulsi mesi della breve esperienza repubblicana, finchè la sua stessa passione le costò la vita. “ Non distrazioni, non discorsi di letteratura o astratte discettazioni. Il Monitore va rapido e diritto, tutto assorto nelle questioni essenziali ed esistenziali che si affollarono in quei pochi mesi, i quali per intensità di vita valsero parecchi anni", ricorda Benedetto Croce.
Vale un ricordo - quella figura di letterata, intellettuale e patriota - anche  nel 150° dell'Unità nazionale, perchè innegabile, e da poco storicamente rivalutato, fu il ruolo di quel febbrile esempio italiano di incontro fra patrioti, artisti, letterati, studenti universitari e aristocratici di tutta la Penisola, che guardarono con ardore e tanto sperarono nell'esempio di Napoli.
A Napoli ci si ritrovava nel dare vita spirituale e morale ad un concetto di patria rivolto ad un'Italia una e indivisibile. Esempio  poi capace, per la risonanza che ebbe, di colpire mortalmente gli assolutismi o comunque di favorire ovunque riforme costituzionali, per l'attivismo dei patrioti che sfuggirono alla repressione seguita alla capitolazione.
Soltanto pochi mesi di vita repubblicana, che però segnarono la frattura indelebile e la macroscopica divergenza d'intenti tra la migliore classe d'intellettuali meridionali e il potere governativo.
Frattura che forse si fa avvertire in una modernità sempre più spenta e ripiegata su se stessa. La repressione, al ritorno dei borboni, fu spietata: la classe colta meridionale fu impiccata, si disse. Mentre il legame tra potere monarchico e plebe, "popolo basso" e lazzari, caratterizzò gli anni a venire, contaminando non poco  il concetto che al Nord si ebbe di "masse" merdionali,  tra brigantume legalizzato e "realista" e brigantaggio fuorilegge.
Fu uno dei momenti  che più gravemente ha segnato la nostra storia, marcandola  nella famigerata "questione merdionale".
Quel 20 agosto, nel culmine della repressione seguita al ritorno del re borbone, i patrioti della Repubblica napoletana venivano cercati, inseguiti, stanati e giustiziati a migliaia:  fu uno dei giorni più macambri, tra i mesi che seguirono fatti di vendetta e di orrori. Furono impiccati diversi repubblicani calabresi (tra cui il cosentino Domenico Bisceglia, avvocato e membro del governo provvisorio della Repubblica); e molti calabresi si distinsero per il furore della reazione, per l'adesione alla "cristianissima armata" messa al seguito del "cardinale" Fabrizio Ruffo (di San Lucido), fedele servitore del re Ferdinando.
Eleonora, la rivoluzionaria, la giornalista, la martire, fu lasciata penzolare dalla forca per un giorno intero, svestita, esposta al pubblico ludibrio. La sua casa, in Salita Sant'Anna di Palazzo, 29, una traversa di Via Chiaia, fu la sede del Monitore napoletano : soltanto nel 1999 il Comune di Napoli vi appose una targa alla memoria.
Cosenza ebbe piantato il suo albero della libertà (simbolo dei repubblicani) di fronte il Palazzo Arnone, dove poi gli stessi patrioti cosentini furono giustiziati.


domenica 14 agosto 2011

Esempi di spreco e devalorizzazione sotto i nostri occhi: torniamo sull'ex Umberto I

Uno dei tesori nascosti che abbiamo l'obbligo di recuperare e rendere fruibile dal punto di vista turistico e culturale. Oppure utilizzare per spazi sociali e di accoglienza.
Il complesso dell'ex Umberto I sito nei pressi del Castello Svevo ( su cui CalabriaOra si soffermava in un approfondimento di qualche giorno fa) continua dalla sua invidiabile posizione ad ammonirci sulla progressiva perdita di identità subita dal capoluogo bruzio.
Non possiamo non insistere sullo strano silenzio che avvolge le amministrazioni locali riguardo quella struttura ed i relativi lavori di recupero iniziati anni fa e mai completati. A meno di non voler chiedere a qualche regista horror di girarvi i suoi films, è lecito pretendere delle risposte precise e concludenti.
In una città che vuole definirsi moderna e sostenibile non possono esistere strazi di quel genere, fatti di degrado e di poca trasparenza verso i cittadini.
L'abbiamo già pubblicamente chiesto mesi fa, attraverso tv e giornali, ci siamo recati all'interno di quella struttura e visto con i nostri occhi; ma ora vorremo davvero sapere cosa intendono fare, Comune e Provincia, di quel complesso, e quanti soldi vi sono già stati inutilmente e forse malamente investiti. Pretendere soluzioni immediate è impossibile, ma comprendere quali progetti e obiettivi sono messi in cantiere oltre le chiacchiere è doveroso.
La Calabria, protagonista in Italia per le opere incompiute e l'abbandono di siti storici come quello, deve intraprendere una strada diversa sul suo patrimonio artistico-culturale, deve puntare con professionalità e linfa giovanile sulla sua storia, sulle tradizioni e sulle testimonianze di un passato formato da culture diverse, da lasciti maestosi di imperi, regni e personaggi di rilievo internazionale. La Calabria non è solo mare e monti.
E' una delle sfide che ci impone una modernità basata sul consumismo e sui privilegi di pochi, mentre la crisi in tutti i settori impone di valorizzare al massimo l'esistente e ridare consistenza ad un tessuto sociale disgregato, in cui le nuove generazioni hanno poche possibilità. Peraltro il numero dei beni culturali pubblici in pericolo è in tutta Italia elevatissimo. Ma altrove si cerca al meglio di stimolare e coinvolgere, ad esempio, i privati, con cessioni finalizzate e creazione di attrattiva turistica. La nuova giunta comunale sta affrontando con determinazione numerosi problemi atavici che affliggono Cosenza, tra i quali vorremmo si inserisse quella ferita aperta che domina la città e la nostra coscienza. Michele Arnoni
(un video che riprende le nostre segnalazioni : http://www.youtube.com/watch?v=OYoeW6UDJp8)


(il chiostro dell'ex convento, poi ricovero per anziani)

martedì 2 agosto 2011

La demolizione dell'ex Hotel Jolly e l'identità storica. Anche il Soprintendente BSAE Calabria insiste su un piano complessivo di recupero

L'ampio dibattito avviato in città sulla demolizione dell'ex albergo Jolly, e quindi su un recupero di prospettiva, valore storico e identità per la parte antica di Cosenza, sarà sempre più incisivo e concludente laddove emergano con chiarezza i criteri e le linee guida di un progetto vasto e definitivo, da approvare con un ampio apporto politico e culturale. Noi lo sosteniamo da tempo e con determinazione andiamo chiedendo un dibattito ampio e partecipato sul tema. 
La politica cittadina, di oggi e di domani, deve avere il coraggio di vincolarsi gradualmente a una serie di interventi programmati, che partano dalle emergenze manutentive, fino ad arrivare agli aspetti prettamente estetici. A nostro avviso deve emergere chiaramente, soprattutto in seno al consiglio comunale, la volontà politica di assegnare un ruolo guida e propulsivo all'abitato storico, ai suoi monumenti, ai suoi angoli preziosi. Un ruolo guida che in pochi anni porti il cuore antico di Cosenza al centro di un'area urbana fondata sulla cultura e sull'identità storica.
Quanto affermato in un'intervista resa ad un quotidiano locale dal Soprintendente BSAE Calabria, dottor Fabio De Chirico, è totalmente condivisibile, perchè gli interventi e i suggerimenti tecnici, estetici e scientifici, non possono non avere a monte una guida politica di ampie vedute e di lungo termine. Il Soprintendente, parlando di progetto complessivo di valorizzazione, che segua all'eliminazione delle brutture, non fa che confermare la necessità di una collaborazione ampia sul futuro da assegnare ai luoghi storici. Dopo la pausa estiva, chiederemo formalmente al presidente del Consiglio comunale, dottor Luca Morrone, di stimolare un dibattito complessivo e partecipato sull'approvazione di uno specifico piano di recupero dedicato allla parte storica di Cosenza. Il forte impulso dato dal sindaco Occhiuto troverà di certo una collaborazione serena e concludente in tutte le forze politiche, nelle istituzioni, nelle associazioni e magari in tutti coloro che vivono quotidianamente gli angoli storici, visibili e meno visibili, di Cosenza.
l'intervista a Fabio De Chirico
una veduta dell'ex hotel jolly, oggi sede aterp

mercoledì 27 luglio 2011

Ottima iniziativa del presidente del Consiglio regionale calabrese sui costi della politica

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, ha convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo per il 1° agosto, con un solo ordine del giorno: RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA. 
E' come se il nostro ultimo appello, lanciato pubblicamente da una nota emittente televisiva locale (Telitalia), avesse trovato riscontro nelle ottime intenzioni dei presidenti di Consiglio e Giunta regionali.
Avevamo espressamente chiesto, con moderazione e incisività, alla politica locale di anticipare i tempi di una discussione attualissima, che sta prendendo piede, con forti tendenze di antipolitica, a livello nazionale e periferico, e che trova i cittadini pronti ad agitare qualsiasi strumento di partecipazione e democrazia diretta, per ridurre costi e privilegi del mondo politico-amministrativo. 
Recuperare il dibattito in seno alla massima assise democratica locale, significa ridare tono e vigore ad una politica che spesso viene vista lontana dai governati, chiamati, tutti, a sacrifici economici di non poco conto. 
Dal canto nostro, avevamo anche chiesto, come Scopelliti e Talarico hanno dichiarato di voler fare, di istituire una commissione ad hoc per studiare in tempi brevi modalità di intervento.
Cosenza e la sua provincia, peraltro, hanno eletto e nominato politici che guidano i settori del bilancio e degli affari istituzionali, per cui proprio da loro ci attendiamo un forte impulso all'iniziativa.
Da un'analisi sommaria del fenomeno calabrese (ai piu' alti livelli nazionali come costi, indennità e benefits di consiglieri e strutture regionali), ci risulta che una buona legge, che ad esempio riduca del 40% le remunerazioni mensili dei consiglieri e degli assessori regionali, porterebbe ad un rismparmio complessivo di circa 2 milioni di euro in 4 anni.
Troviamo, dunque, l'iniziativa di altissimo valore politico e sociale, e ci auguriamo che si imbocchi la strada di una proficua e non strumentale collaborazione tra tutte le forze politiche rappresentate a livello regionale.
Tale azione, se dovesse essere portata avanti con concretezza, fuori da proclami e autoincoronamenti, darebbe notevole impulso ad una nuova fase di regionalismo meridionale, essendo evidente che invece, le forze politiche più radicate al nord, hanno negli anni solo fatto chiacchiere: la difesa delle Province e le aperture di nuove e dispendiose sedi decentrate di Ministeri, volute dalla Lega, ne sono inconfutabile prova.


sabato 23 luglio 2011

Qualcosa per distinguersi dal recente passato

I cittadini di Cosenza avevano da anni e continuano ad avere bisogno di amministratori che stiano quotidianamente sui problemi e scandaglino con buon senso le necessità urgenti del territorio, manifestando capacità di raccolta e distribuzione delle risorse economiche con efficienza ed economicità. Le premesse e le intenzioni della nuova amministrazione sono le migliori possibili, almeno dall'ottima comunicazione che attraverso la stampa sia il sindaco che il vicesindaco fanno emergere. Nell'ottica di una proficua collaborazione e per svolgere nel piccolo il ruolo di stimolo e proposta che da anni con i soci del circolo Re Alarico stiamo perseguendo, (da poco  anche con il gruppo civico de l'Atene) voglio sommessamente segnalare che gli interventi promossi e le iniziative messe in campo necessitano di un migliore e più operativo schema di coordinamento e applicazione, sempre per evitare, come accaduto nelle precedenti amministrazioni, di riempire pagine di cronaca senza lasciare poi nulla nella realtà. 
Con estrema franchezza, da cittadino comune, prima che persona impegnata in politica, vorrei che per il recupero del centro storico, per le politiche culturali e del turismo, si predisponesse un dibattito ampio e partecipato in seno al Consiglio comunale, in modo da consentire a chiunque abbia delle idee, di proporre, nell'arco di un ragionevole lasso di tempo, interventi e soluzioni sostenibili. 
 Volendo fare un piccolo esempio, la bellissima iniziativa del bus turistico scoperto, con collegati punti informativi, non trova relazioni con gli albergatori, i gestori di B&B ed i ristoratori dell'area urbana, della Presila, del Tirreno; è opportuno, pertanto, che si affidi ad ogni gestore di attività ricettive una guida turistica operativa e dei depliant informativi da sottoporre costantemente ai propri clienti. Confidando, ovviamente, che si incardini un trend positivo, più che l'annuncio mediatico di una repentina soluzione del problema. Più in generale, se la discussione su un piano di recupero del centro storico non trova a monte l'individuazione di linee guida che assegnino un ruolo specifico e ricostruiscano l'identità di un territorio segnato dall'incuria e dall'abbandono, diviene pura demagogia proporre singoli e sconnessi lodevoli interventi; è come dire: realizziamo un Castello Svevo super attrezzato, ma poi tutti i consiglieri comunali che sono anche consiglieri provinciali nulla ci dicono a riguardo del finto recupero dell'adiacente struttura dell'Umberto I. (ricordate? http://atenedellacalabria.blogspot.com/2011/02/tra-luoghi-dimenticati-e-nascosti-per.html).
Parlare, ancora ad esempio, di commercio e dimenticare progetti come quelli lanciati e poi sotterrati relativi alla riqualificazione del mercatino di via Padre Giglio, farebbe assomigliare la nuova amministrazione a quelle di un recente e asfittico passato, in cui sembrava che Alarico fosse risorto e Telesio andasse a braccetto, in dispendiosi quanto noiosi convegni, con Silvio Berlusconi. 
Se è anche vero che Cosenza ha bisogno di valorizzare con obiettività e professionalità la sua memoria storica, il suo passato di faro intellettuale e politico nella Regione, mi sia consentito, per concludere, di ricordare una, forse la più importante, delle doti umane e politiche dei due più incisivi benvoluti amministratori cosentini degli ultimi secoli, il podestà Tommaso Arnoni e il sindaco Giacomo Mancini: l'umiltà. L'umiltà di ricevere e dialogare con chiunque giornalmente lo richiedesse, l'umiltà di proclamare successi e vittorie ad ogni singolo completamento delle opere volute.
Michele Arnoni